L’incredibile storia di Raimondo de Sangro prende vita in “L’ultima notte del Principe di Sansevero”

Le ultime ore del grande negromante che voleva vivere due volte, il mistero della sua morte in un’ipotesi inquietante e sconcertante allo stesso tempo

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L’incredibile e triste storia di Raimondo de Sangro prenderà vita, sabato 25 febbraio 2023 alle ore 21.00 (in replica domenica 26), sul palcoscenico del Pozzo e il Pendolo di Napoli nello spettacolo L’ultima notte del Principe di Sansevero, con Marco Palumbo e Andrea De Rosa, nell’ideazione e la messa in scena di Annamaria Russo.

Raimondo de Sangro, Principe di Sansevero morì il 22 marzo 1771, di morte naturale. La leggenda della morte e della risurrezione è citata in diverse versioni dai maggiori scrittori dell’Ottocento. Una delle versioni vuole che il Principe affascinato dall’alchimia, si fosse convinto di aver trovato il modo di diventare immortale grazie ad alcuni elisir dalla ricetta segreta.

E’ la notte del 22 marzo 1771, in cui il più grande studioso, filosofo e alchimista di Napoli morrà. Raimondo de Sangro, il Principe di Sansevero, è chino sul suo tavolo da lavoro, ingombro, fra alambicchi, ampolle e un calice.

Alle sue spalle, un’ombra, il profilo di Giuseppe Sanmartino, l’uomo che scolpì il Cristo Velato. E’ la notte delle rivelazioni, dei segreti.

Il Principe di Sansevero e Giuseppe Sanmartino si conobbero a una festa di corte, alla fine del 1752. Quando il Principe lo incontrò per la prima volta, lo scultore era pressoché sconosciuto.

Secondo quanto riporta uno dei suoi maggiori biografi, Elio Catello, il Sanmartino, fino a quel momento, aveva realizzato una sola commessa per la città di Monopoli. L’incontro con Raimondo de Sangro segna dunque una svolta nella vita del giovane.

Naturalmente sono ancora oscuri i motivi per i quali il Principe decide di affidare il Cristo Velato a un artista così sconosciuto. All’opera, o meglio al progetto dell’opera, aveva lavorato il Corradini e tutta la “scuola” di scultori che ruotava intorno alla cappella e al Principe. Con un colpo a sorpresa, però, don Raimondo decise di affidare il lavoro proprio a Sanmartino, che nel 1753 aveva solo trentatrè anni.

E’ storicamente accertato anche il documento notarile con il quale Sansevero “incastra” Sanmartino. Nulla, invece, si conosce riguardo al motivo per cui lo scultore decise di abbandonare il Principe subito dopo la realizzazione del Cristo Velato. Solo alcune leggende indicano una serie d’incontri misteriosi tra i due uomini.

L’allestimento nasce dall’ipotesi di un ultimo incontro segreto tra i due uomini, le cui vite erano legate dal filo indistruttibile dell’arte: una resa dei conti tra due personalità enormi, una spietata partita a scacchi in cui la morte o l’immortalità sono la posta in palio.

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