Parte in Campania dalla Neapolis Marathon la campagna “No al cibo sintetico” promossa da Coldiretti, Fondazione Campagna Amica, Filiera Italia e World Farmers Markets Coalition. Domenica 23 ottobre, i giovani di Coldiretti Campania, a partire dalle ore 10 in piazza Plebiscito, raccoglieranno le firme tra i duemila atleti che correranno tra le strade di Napoli, tra i cittadini napoletani e i turisti che affollano il centro storico. Ma sarà possibile firmare già da sabato 22 presso il mercato coperto Campagna Amica in via Guidetti 72 al parco San Paolo di Fuorigrotta, e a seguire in tutti i mercati Campagna Amica nelle piazze dei capoluoghi campani.
Le multinazionali del cibo in provetta – sostiene Coldiretti – stanno cercando di imporre al mercato la carne prodotta in laboratorio, il latte “senza mucche” fino ad arrivare al pesce senza mari, laghi e fiumi. Un cibo sintetico che potrebbe presto inondare il mercato europeo poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio. Per questo è importante l’impegno di tutti, nessuno escluso. È necessario sensibilizzare i cittadini sui rischi che potrebbero esserci, valorizzando quello che è il nostro pane quotidiano: il cibo naturale.
La demonizzazione di bistecche, braciole, prosciutti, salami, formaggi – prosegue Coldiretti – che hanno dietro milioni di lavoratori europei, coincide in maniera evidente con la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale. Si tratta infatti di una profonda contraddizione che colpisce le tipicità tradizionali, che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che rischiano invece di essere condannate all’estinzione mentre la “carne Frankenstein” ottenuta in laboratorio da cellule in vitro è oggetto di forti investimenti. Dietro il business della carne in provetta si nascondono rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale e a minare le basi della dieta mediterranea che l’Unione Europea a parole difende.