Bruno Saviani al “Giordani” di Caserta: riflessioni su architettura e luoghi, tra storia e precarietà

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CASERTA. Bruno Saviani ha presentato, questa mattina, 15 maggio, all’Istituto “F. Giordani” di Caserta, diretto dalla prof.ssa Antonella Serpico, “Il vuoto denso della periferia”, edito da Saletta dell’Uva, un libro ricco di riflessioni sul ruolo dell’architettura nel complesso concetto di identità spazio-temporale. La geografia dei luoghi viene attraversata nel significato di centro, come segno tangibile e stabile di memoria e come cuore contrapposto al tessuto mobile della periferia; in quest’ultima proprio per l’assenza di stratificazione storica lo spazio si presta all’innovazione, alla ridefinizione non definitiva, elastica e dunque, congeniale alla precarietà dell’abitare oggi. Acute le osservazioni sull’autenticità dei luoghi: mentre nei centri essa  si riscontra perlopiù nelle esperienze umane che calcano il palcoscenico storico sedimentato, la stessa si coglie con maggiore facilità nelle situazioni non cristallizzate; così, le periferie in quanto spazi non strutturalmente identitari diventano vuoti in grado di accogliere segmenti di vita autentica ed in cui l’architettura con la sua portata innovativa reinterpreta il limite periferico, rendendolo dinamico, raccontandovi nuove realtà possibili e in definitiva progettando per esso «le condizioni di equilibrio di una forma instabile, che pulsa e sopravvive, in antitesi al centro storicizzato, il vuoto denso, crocevia di migranti con il proprio bagaglio di ispirazioni e nostalgie, opportunità di ricchezza e integrazione sociale». Hanno dialogato con l’autore i proff. Rita Raucci e Francesco Ocarino in una mattina di interessante confronto con i circa ottanta studenti presenti, dopo l’intervento introduttivo dell’Assessora alla Pubblica Istruzione del Comune di Caserta Maddalena Corvino e della Dirigente Scolastica Prof.ssa Antonella Serpico. A chiudere la mattinata è stato un filmato con gli scatti fotografici della periferia casertana del fotografo d’arte Giuseppe Di Meo, ispirato proprio al libro di Saviani.

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