Il decreto che «non sblocca» i cantieri
Benevento, 6 maggio 2019. – Cgil, Cisl e Uil sono state audite dalla VIII e XIII commissione del Senato, in relazione al decreto legge n. 32/2019, cosiddetto “Sblocca Cantieri”. In quella sede sono state espresse forti critiche di merito al decreto che per come concepito dal governo non sblocca nulla, anzi peggiora la situazione nel sistema degli appalti pubblici, in quanto nulla è stato fatto per eliminare gli aspetti burocratici che dilatano i tempi di realizzazione delle opere. La verità è che il Governo ha cavalcato l’urgenza del decreto utilizzandolo essenzialmente come grimaldello per peggiorare e disarticolare il codice nei suoi aspetti fondamentali. Azzerando il ruolo dell’Anac e indebolendo tutta la normativa inerente la prevenzione e contrasto alla corruzione e infiltrazione delle mafie nel sistema degli appalti. L’applicazione del decreto riproporrà uno scenario preoccupante in termini di tenuta della legalità favorendo, dunque, procedure non trasparenti e fuori da ogni controllo. Il sovrapporsi delle norme, unite alla mancanza dell’annunciato regolamento attuativo, determineranno – nell’ambito degli appalti – lo stallo della pubblica amministrazione e delle stazioni appaltanti, e quindi il blocco dell’utilizzazione dei finanziamenti e il dilatarsi dei tempi. Quindi, altro che sblocco! Non sono state individuate le opere a livello nazionale su cui puntare l’attenzione per procedere alla rimozione degli aspetti ostativi e per determinare la cantierizzazione, nè tanto meno è stata presentata una lista di Commissari, e chiariti i loro ruoli. Il Governo ha così rimosso l’aspetto centrale con cui aveva motivato la necessità impellente del decreto. Attraverso la liberalizzazione del subappalto, l’indiscriminata applicazione del massimo ribasso a scapito della qualità, incrementando livelli di discrezionalità attraverso l’incentivazione delle procedure senza bando di gara e moltiplicando le stazioni appaltanti. Adottando perciò provvedimenti che vanno nella direzione opposta a quanto era utile e necessario, si produrranno effetti distorsivi e degenerativi negli appalti, che finiranno per colpire i soggetti più deboli della catena: i lavoratori e l’imprenditoria sana. Cioè, quella che vuole operare nel rispetto delle regole e delle norme. Le organizzazioni sindacali hanno poi proposto emendamenti di merito, e precisamente: sui livelli di progettazione; sui contratti sotto soglia; sulle centrali di committenza; sui criteri di aggiudicazione dell’appalto; sul subappalto; sulle concessioni, auspicando la necessità di un confronto vero e di una correzione complessiva dell’impianto e della filosofia del decreto da parte delle commissioni competenti di Camera e Senato. Cgil, Cisl e Uil hanno anche evidenziato le problematiche presenti nelle zone colpite dal sisma, ponendo l’attenzione sui lavoratori oggi precari che necessitano di provvedimenti di stabilizzazione e per porre l’attenzione su alcune deroghe inopportune riguardanti la ricostruzione.
“Cgil, Cisl e Uil, assieme alle categorie nazionali interessate – dichiara Fioravante Bosco (Uil Av/Bn)– predisporranno, nei prossimi giorni, le adeguate iniziative di lotta che si riterranno necessarie a sostegno delle proprie richieste. Il tempo della retorica è finito. Lo sanno bene quei lavoratori – continua il sindacalista– che ogni mattina si alzano alle quattro per andare a fare il proprio dovere nelle ditte dei servizi, delle forniture, dell’edilizia e nel labore intensivepiù in generale, che rischiano di fare un passo indietro sui diritti e sulla sicurezza dei lavoratori”.