Da Caianello parte la sfida per il distretto del cibo dell’alto casertano
Vantaggi fiscali, benefici economici, ricadute occupazionali, esempi e modelli da seguire, sono stati questi gli aspetti salienti trattati, la scorsa settimana, in occasione dell’incontro di approfondimento sui distretti agricoli, rurali ed agroalimentari di qualità introdotti anche in Campania dalla legge regionale n.20 dell’8 agosto 2014 ed ora finalmente disciplinati dal recente regolamento di attuazione varato, lo scorso febbraio, dalla giunta regionale.
In un’affollata sala consiliare del Comune di Caianello, su iniziativa del Gruppo di Azione Locale “Alto Casertano”, si sono ritrovati intorno al tavolo i principali attori istituzionali dell’intera area a nord di Terra di Lavoro, in primis i sindaci, gli amministratori locali ed i referenti provinciali di Coldiretti, Cna e Camera di Commercio, per un confronto sul percorso più adeguato da seguire non solo per la costituzione dei distretti, in particolare del cibo alla luce della recente modifica alla normativa nazionale, ma soprattutto per mettere a regime i sistemi locali, incrementare l’occupazione e rilanciare l’economia locale.
Introdotti dai saluti del sindaco Marino Feroce e del presidente del Gal, Ercole De Cesare, affiancato dal coordinatore Pietro Andrea Cappella, i lavori sono stati aperti dal contributo di Angelo Milo, direttore di Coldiretti Caserta, che ha sottolineato un dato essenziale:
“La Regione Campania finalmente colma la lacuna sulla mancanza di una legislazione regionale specifica in materia, nel frattempo ulteriormente modificata dalla Legge Finanziaria 2018 che ha dato vita ai Distretti del cibo. Ora è il momento del protagonismo del nostro territorio dell’Alto Casertano, con una seria attività di aggregazione delle aziende che richiedono con forza alle istituzioni opportunità e vantaggi fiscali. Del resto, non è possibile che ogni comunità abbia un proprio distretto; da qui, è necessario verificare se c’è la capacità di una interazione e di una integrazione interprovinciale o interregionale. L’Alto Casertano può candidarsi come Distretto del Cibo perché dal Matese al Monte Maggiore, dal vairanese al Monte Santa Croce, mette insieme un territorio ricco di risorse”, ha concluso Milo.
“In effetti la Regione sconta un ritardo sui Distretti rurali, ma si trova in anticipo sui Distretti del cibo. Questo territorio, nelle sue componenti, è già in sé un distretto per la ricchezza dei prodotti e delle attività che offre. Ed il GAL, in questi 25 anni di attività, ha dimostrato di saper lavorare bene e di leggere le richieste che venivano dal territorio. La nostra organizzazione rappresentativa dell’artigianato in Terra d Lavoro aderisce con forza a questa proposta avanzata dal Gal, ed intende supportare il Distretto perchè è necessario lavorare in sintonia con le altre realtà istituzionali e mettere a sistema le forze produttive e vive del territorio”, ha spiegato Francesco Geremia, segretario provincia di CNA Caserta.
“Ogni distretto che si rispetti, parte da un Piano che si può integrare con gli altri livelli di pianificazione locale, diventando sinergico agli altri piani di sviluppo che interessano il territorio di un distretto che deve puntare a rendere più efficiente taluni rami di imprese, non a creare semplicemente reti. Finanziato in avvio con fondi pubblici, il distretto, una volta a regime, deve prevedere la capacità di autofinanziarsi: le aziende che ne fanno parte, consapevoli delle facilitazioni e delle opportunità che il Distretto permette, contribuiscono al mantenimento della struttura distrettuale. Per le attività produttive che ne fanno parte, ci sono una serie di vantaggi: fiscali con l’aliquota unica di distretto invariata e senza controlli per tre anni; finanziari con la contrattazione diretta con il settore bancario per accesso ad appositi canali contrattati di credito agevolato e facilitato; autorizzatori con un SUAP distrettuale; e garanzie per il credito tramite un coordinamento agevolato fidejussioni”, ha spiegato Matteo Guccione, presidente dell’Associazione Nazionale Distretti Rurali, che ha poi tratteggiato un’ipotesi di successo quale potrebbe essere, ad esempio, il Distretto interregionale del cibo biologico del Matese:
“Esso rappresenta una vera prospettiva poiché sussistono tutti i presupposti per il successo dell’iniziativa: territorio omogeno, e il Matese è una montagna che unisce i due versanti delle regioni Molise e Campania; la presenza di esperienze decennali di sviluppo locale partecipato grazie al GAL, di produzioni di qualità, sfruttando al meglio anche il neo Parco Nazionale del Matese. Proprio una sintesi tra le peculiarità e le funzioni di un Distretto rurale e di un Parco Nazionale potrà apportare notevoli vantaggi alle aziende, anche per quelle che sono situate all’esterno della perimetrazione del Parco, ma prossime all’area protetta. Ne trarranno vantaggi per l’immagine forte che un Parco Nazionale conferisce, ma senza i limiti che la stringente normativa prevede”, ha concluso Guccione.
Al termine degli interventi di diversi sindaci, le conclusioni sono state affidate a Franco Alfieri, consigliere delegato per l’Agricoltura e le Foreste, la Caccia e la Pesca del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca:
“Il territorio dell’Alto Casertano, come il resto dei territori campani, si devono autodeterminare. L’input per il tema in discussione è stato dato dal GAL, la cui presenza ultraventennale su questi territori rappresenta sia un valore aggiunto, sia un insieme di competenze ed esperienze che devono essere sfruttate per il Distretto: il GAL deve candidarsi come promotore della costituzione di un Distretto. Il GAL ed il Distretto, insieme, rappresentano lo strumento per portare in seno alla Regione istanze che siano condivise da tutto il territorio, e non dalla singola comunità, perché oggi ancora più che in passato diventa vincente l’unione, la cooperazione. La vera questione nazionale, trasversale a tutto il Paese, è quella relativa alle aree interne, perchè il loro spopolamento, la perdita di quella ricchezza economica-sociale-culturale che ha sempre contrassegnato l’Italia, deve essere contrastata con una politica di interventi integrati e concertati dai territori”, ha concluso Alfieri.