«Un protocollo d’intesa tra Anci, Comuni e organizzazioni sindacali per costruire una rete di servizi efficace che sia in grado di recepire le istanze che arrivano dal territorio in maniera reale ed immediata mettendo nelle condizioni le parti sociali di poter esercitare quelle funzioni di indirizzo e di controllo che le sono proprie». C’è anche questo nella proposta che lo Spi-Cgil metterà al centro della discussione in occasione del congresso provinciale che si celebrerà lunedì 22 ottobre, a partire dalle ore 9, all’Hotel Vanvitelli così come spiega il segretario provinciale Michele Colamonici. «Una rete reale tra le istituzioni permetterà al sindacato di svolgere la sua funzione di contrattazione che rappresenta lo strumento indispensabile per costruire un nuovo modello di welfare – ha sottolineato Colamonici – La contrattazione, a tutti i livelli, è lo strumento che valorizza l’autonomia e la capacità progettuale del sindacato, ponendo sempre al centro la confederalità, indispensabile per affrontare le complesse sfide e per contrastare particolarismi e corporativismi, sempre più incombenti. Lo SPI, consapevole del momento difficile che attraversa la politica del Paese e, forte del suo insediamento nel territorio, intende rafforzare ulteriormente la sua capacità di Contrattazione sociale che va estesa e meglio praticata e valorizzata dall’insieme della Confederazione». Il ruolo del sindacato s’innesta in una situazione politica particolare rispetto alla quale l’organizzazione è chiamata a fornire un’alternativa. «La domanda di protezione e sicurezze che si è manifestata nel voto del 4 marzo scorso ha bisogno di una rappresentanza sociale in grado di orientare la rivendicazione e la costruzione delle risposte nella dimensione territoriale, una rappresentanza che sarà tanto più necessaria quando si manifesterà l’inconsistenza delle promesse elettorali delle forze politiche che hanno dato vita al nuovo governo e le contraddizioni e i costi reali del “contratto” che ne è la base programmatica – ha chiosato – Ciò pone come compito urgente la ricostruzione dell’agenda delle priorità del Paese a partire dal basso, dalle condizioni materiali delle persone anche come premessa per radicare le vertenze nazionali che dovremo sostenere, a partire da quella per il rilancio della funzione del Servizio Sanitario Nazionale, come uno dei veicoli irrinunciabili di contrasto alle disuguaglianze e quindi per l’effettiva esigibilità dei Livelli Essenziali dell’Assistenza sanitaria in tutto il Paese. La nostra organizzazione deve fare una discussione vera e profonda sull’inclusione, sulla ricostruzione della solidarietà, su rendersi riconoscibili e visibili tra lavoratori diversi. L’uguaglianza va praticata nella contrattazione: anche in casa nostra, dunque, vanno combattuti i processi di corporativizzazione. Il confronto tra le diversità deve essere una costante per una grande organizzazione come la nostra».