La statua di San Michele Arcangelo di Casagiove descritta in un inventario del 1776
Al popolo casagiovese nel 300° anniversario della realizzazione della statua di San Michele Arcangelo, “defensor civitatis”
Introduzione
Sono passati ben 300 lunghi anni, da quando, Giacomo Colombo, celebre scultore di origini venete ma, operante a Napoli, scolpì nella sua bottega la meravigliosa statua dell’Arcangelo san Michele, patrono principale di Casagiove, allora “Casale di Casanova”. Le fonti archivistiche fino ad ora giunte alla nostra attenzione, non ci hanno dato la possibilità di attestare in che modo la statua giunse a Casagiove, ma, a tal proposito, possiamo soltanto immaginare che essa fosse giunta “trionfalmente”, accolta festosamente dal popolo devoto. Quella che si custodisce in Casagiove, non solo rappresenta per l’intera comunità la più antica forma di policromia barocca con i celebri “svolazzi” tipici nel periodo in cui il Colombo operò a Napoli, ma anche, un tesoro sacro da ben preservare per l’elegante bellezza artistica. Sarebbe bello se un giorno, in occasione di qualche evento culturale legato al Settecento napoletano, su interessamento del parroco e dei fedeli, la scultura casagiovese dell’Arcangelo “condottiero” venga posta all’attenzione di celebri studiosi del settore, così che questa possa essere inserita nei cataloghi dell’Arte settecentesca napoletana (si rimanda alla grande mostra: Civiltà del Settecento a Napoli, Napoli 1979 – 1980).
La statua di san Michele Arcangelo, tesoro d’arte sacra del popolo casagiovese
Il 31 maggio 1776, don Tommaso Ianuzza, Rettore Curato della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo “del Casale di Casanova di Capua”, in occasione della Visita Pastorale espletata dall’ allora arcivescovo metropolita di Capua, Michele Maria Capece Galeota, si apprestava a redigere, come da prassi, l’inventario di tutto ciò che, almeno all’epoca, si trovava all’interno del sacro edificio. Alla pagina 529 del Fascicolo (ARCHIVIO STORICO ARCIVESCOVILE DI CAPUA, VISITE PASTORALI / INVENTARIO CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO – CASAGIOVE, ANNO 1776), il redattore presentava all’attenzione dei visitatori della chiesa le statue che in essa si conservavano. Al lato destro dell’altare maggiore “evvi una nicchia di fabbrica […] dentro di cui sta(va) conservata la statua della B.B. Vergine del Rosario”. Questa statua raffigurante la Madonna del SS. Rosario era caratterizzata da “vestimenti, oro, argento, e corone”, oggetti che componevano la scultura che, a dire del redattore erano stati inseriti nell’ “inventario particolare, e se ne porta(va) il peso dalla Cappella del Rosario”. Doveva trattarsi, senza dubbio, di una statua a “manichino”, la cui cura era affidata agli amministratori della cappella proprio dedicata alla Vergine del Rosario. Al lato sinistro dell’Altare maggiore, invece, “evvi un altro nicchio della stessa fattezza del superiore, dentro di cui sta(va) situata la statua del Glorioso Protettore S. Michele Arcangelo con Lucifero sotto li piedi”. Secondo lo scrittore dell’Inventario “questa statua fu fatta colla carità di tutto il Casale nell’anno 1718, e vi furono spesi ducati 140 e fu scolpita dal celebre scultore D. Giacomo Colombo Napoletano”. Una volta presentata l’origine e la provenienza della pregiata effige dell’Arcangelo “guerriero”, venne poi descritta così come all’epoca si presentava ai fedeli: “Tiene alla mano destra uno spadino con lama d’acciaio, e manico e guaina d’argento”, di cui, l’argento in questione era valutato di “oncie sei” e “trappesi nove e mezzo, di valuta di sei, otto carlini” ed “una conquina di manifattura carlini 37”. La statua aveva, invece, nella mano sinistra “lo scudo nel quale vi è l’argento ducati cinque, e grana quattro […] e nella testa tiene l’elmo, anch’è d’argento”. Il documento, oltre ad illustrare i maniera esaustiva, come, all’epoca si presentava la statua del Santo, ci informa anche di notizie di carattere economico. La manutenzione della scultura, infatti, si poteva effettuare in maniera dignitosa “colle questue, che continuamente si fanno in Paese da due Persone”. La raccolta di offerte, frutto della devozione popolare si effettuava grazie al prodigarsi di due persone che ogni anno venivano elette dall’Università (Comune) e, grazie a queste questue si “solennizza(va) anche la festa del dì 29 di settembre di ciaschedun anno”, festa che poi veniva supportata anche dalle Autorità civili previa donazione di “ducati dieci”. E’ particolare poi, durante la descrizione dell’Inventario venire a conoscenza del fatto che “Nell’Altarino di S. Michele vi è(ra) anche una croce lastricata di Madreperle e suo Crocifisso d’ottone”, fatta inviare direttamente da Gerusalemme “ad istanza ed a spese del fu Parroco D. Giuseppe Crocco”.
(La foto in evidenza, datata 1894, è la più antica raffigurante la statua dell’Arcangelo. Questa venne scattata dal celebre fotografo casertano Emanuele Giuseppe Russi, ritratto nella foto seguente)
(Il fotografo della statua di San Michele Arcangelo, Emanuele Giuseppe Rossi (1846 – 1929)