Una fotografia complessa che rispecchia, senza ulteriori dubbi o incertezze, la società e la realtà nazionale che ogni giorno viviamo e raccontiamo. Questo è ciò che emerge dall’analisi delle statistiche elaborate dal Ministero della Giustizia, pubblicate il 31 agosto, sullo stato della popolazione carceraria.
Al di là di quelle che possono essere i dati nazionali, siamo riusciti ad estrapolare quelli relativi alla nostra regione. L’elemento che subito salta all’occhio e che si collega istantaneamente ad una criticità di livello nazionale è sicuramente il numero elevato dei detenuti in rapporto alla capacità dei nostri istituti penitenziari. Sul territorio campano sono presenti ben 15 carceri per una capienza regolamentare di 6.161 detenuti; ebbene i soggetti rinchiusi in questi istituti sono 7.477. Si tratta di un esubero di ben oltre le mille unità.
Altro elemento che appare chiaro dalla statistica è il numero dei detenuti stranieri che per la Campania equivale a 1.000 unità, quasi la cifra dell’esubero di detenuti. Naturalmente si tratta di uomini e donne provenienti da diversi territori, ma possiamo comunque individuare le componenti più numerose. Nelle carceri campane sono detenuti: 130 nigeriani, 116 marocchini, 112 rumeni, 91 albanesi, 61 tunisini, 53 ghanesi, 47 algerini, 40 gambiani.
Dalle statistiche in definitiva emergono due elementi che altro non sono che il problema e la causa che lo ha scatenato: se infatti i dati del Ministero della Giustizia ci sottolineano la criticità del sovraffollamento delle carceri, dall’altro individuano, per chi li vuole leggere e comprendere, anche la causa che lo ho fatto esplodere, ovvero la crescente presenza di cittadini comunitari ed extracomunitari nel nostro paese. Se il numero di cittadini aumenta è anche normale e plausibile un aumento della popolazione carceraria. Su questo elemento si alimenteranno polemiche politiche e si elaboreranno le più svariate soluzioni alla problematica. Questo però a noi non interessa. Noi abbiamo voluto semplicemente riportare la realtà dei fatti che non può essere in alcun modo alterata.