Progetto VALFIT: il Friariello napoletano tra scienza e tradizione all’Università “Luigi Vanvitelli”

Il 20 dicembre, al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche di Caserta, incontro divulgativo sulla valorizzazione dell’ortaggio campano. L’evento, aperto al pubblico, vedrà la partecipazione di ricercatori, operatori del settore agricolo, istituzioni e studenti e docenti del corso di Laurea in Scienze Agrarie e Forestali

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CASERTA. Il Friariello napoletano, ortaggio simbolo della tradizione campana, da sempre considerato umile e popolare, entra nel mondo accademico e diventa oggetto di studi e di valorizzazione. Prodotto unico e identitario, sarà al centro di un dibattito tra innovazione e tradizione, a dimostrazione di come anche un alimento semplice possa attrarre l’attenzione di ricercatori, studenti e istituzioni.

Si terrà il 20 dicembre, alle 10, in via Vivaldi, a Caserta, nell’aula A3 del Dipartimento di Scienze e tecnologie ambientali, biologiche e farmaceutiche (DiSTABiF) dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, un incontro divulgativo sul Progetto VALFIT, dal titolo “Valorizzazione del Friariello napoletano tra tradizione, sostenibilità e opportunità di mercato”. L’evento, aperto al pubblico, rappresenterà un prezioso momento di confronto, che si concluderà con una degustazione di prodotti tipici.

Il programma prevede i saluti della prof.ssa Angela Chambery, direttrice del DiSTABif; della dott.ssa Emilia Cangiano, presidente dell’Ordine degli agronomi e forestali di Caserta; e quelli della dott.ssa Francesca Masci, agronoma del partenariato VALFIT e presidente del Comitato promotore del friariello napoletano IGP. Seguiranno gli interventi di Stefania de Pascale, professoressa di orticoltura e floricoltura alla “Federico II” di Napoli e componente del consiglio direttivo dell’Accademia dei Georgofili, su “Il Friariello napoletano tra innovraazione e tradizione”; e di Antonio Ferrante, professore di orticoltura e floricoltura alla Scuola superiore “Sant’Anna” di Pisa, nonché presidente della Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (SOI), che approfondirà il tema “I marchi di qualità come strumento per la valorizzazione dei prodotti orticoli”.

Successivamente, si terrà il dibattito, moderato dalla prof.ssa Pasqualina Woodrow, responsabile tecnico-scientifico del Progetto VALFIT, che coinvolgerà gli operatori del settore agricolo, i rappresentanti delle principali organizzazioni di categoria, del modo delle associazioni, delle istituzioni e della comunicazione agroalimentare, tra cui i dottori Flora Della Valle (Dirigente UOD 50.07.20 Regione Campania), Italo Santangelo (Agronomo pubblicista), Enrico Amico (Presidente Coldiretti Caserta), Salvatore Ciardiello (Presidente Copagri Campania), Giovanni Tammaro (Presidente Confagricoltura Napoli),  Michele Zannini (Presidente ACLI TERRA Caserta). Concluderanno il dott. Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, e l’on. Marco Cerreto, membro della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati. Il comitato organizzatore è composto dai professori Petronia Carillo, Antimo Di Maro, Stefania Papa e Pasqualina Woodrow.

Durante la mattinata, sarà affrontato anche il percorso verso il riconoscimento della denominazione IGP (Indicazione geografica protetta) per il Friariello napoletano, un processo che si sviluppa parallelamente alle attività di VALFIT, progetto che ha avuto un ruolo cruciale come catalizzatore e promotore dell’iniziativa, valorizzando il legame tra questo prezioso ortaggio e il territorio.

“Il Friariello napoletano – afferma la prof Carillo, ordinario di Agronomia e Coltivazioni erbacee al corso di Laurea in Scienze Agrarie e Forestali – è una coltura secondaria, piantata dopo il pomodoro da industria. Ha un impatto ambientale quasi nullo, perché sfrutta la fertilità residua del terreno e beneficia della sua naturale resistenza ai parassiti. Grazie alla presenza di glucosinolati, composti che gli conferiscono il caratteristico sapore amaro e proprietà benefiche per la salute umana, non ha bisogno di trattamenti chimici. Gli ecotipi locali, che prendono nomi evocativi come quarantino, cinquantino o sessantino, a seconda della durata del ciclo produttivo, garantiscono una produzione che si estende dall’autunno fino ad aprile. Tuttavia – argomenta Carillo –, nonostante l’elevata qualità e la popolarità del prodotto, il mercato non sempre garantisce un prezzo sufficiente a coprire i costi di produzione, obbligando, talvolta, gli agricoltori a interrare il raccolto”.

Un paradosso se si pensa che la pizza salsiccia e friarielli è tra le più consumate al mondo e che alcuni produttori riescono ad esportare il Friariello in ben 83 Paesi. “Per questo motivo – prosegue Carillo –, il Friariello necessita di una tutela nel mercato europeo che garantisca una maggiore visibilità sui mercati internazionali, e ai produttori, soprattutto in Terra di Lavoro, un ritorno economico adeguato. Una maggiore valorizzazione della coltura potrebbe, inoltre, costituire un’opportunità rilevante per l’economia locale, contribuendo a contrastare il fenomeno delle imitazioni, come nel caso di produzioni di diversa origine (i broccoletti di rapa coltivati altrove) – conclude Carillo – che vengono impropriamente spacciati per autentico Friariello napoletano”.

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