Da giovedì 5 dicembre al Teatro Nuovo “Un giorno come un altro” di Giacomo Ciarrapico

Tra comicità e riflessione, una rappresentazione teatrale della realtà che trascende le pareti del teatro per riflettersi sulla società stessa

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È in un giorno come un altro che la verità più abietta si presenta alla porta, con il sorriso sulle labbra mentre ferisce quasi a morte. Ed è proprio in Un giorno come un altro, spettacolo scritto e diretto da Giacomo Ciarrapico, in scena al Teatro Nuovo di Napoli da giovedì 5 dicembre 2024 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 8), che il paradosso arriva a sfiorare la realtà.

Presentato da Viola Produzioni Centro di Produzione Teatrale, l’allestimento vede interpreti in scena Luca Amorosino e Carlo De Ruggieri, le scene sono a cura di Andrea Quattropani, le musiche di Giuliano Taviani e Carmelo Travia.

Un giorno come un altro è l’avvio di una frase familiare a molti di noi. Espressione utilizzata spesso, dal ritmo quasi poetico, eppure è così comune da essere quasi impercettibile.

È una frase che evoca l’ordinarietà, in cui risiede anche un senso di tranquillità, di routine stabile e prevedibile. È un punto di partenza familiare, il preludio a storie di vita quotidiana che, nonostante la loro apparente monotonia, rivelano in realtà dettagli unici e personali.

In un’atmosfera sospesa e pregnante, Ranuccio e Marco si ritrovano inaspettatamente compagni di avventura nella sezione 4607, un seggio elettorale posizionato ai confini di Roma. I due attendono con ansia un flusso di elettori che, paradossalmente, non si materializza mai. Solo una minima frazione, appena il quattro per cento della popolazione, deciderà di esercitare il proprio diritto al voto.

Questo scenario trasforma lo spettacolo in un palcoscenico di attesa, un luogo dove gli italiani diventano il metaforico Godot: attesi, desiderati, ma mai realmente presenti. Un delicato equilibrio tra comicità e riflessione, una rappresentazione teatrale della realtà che trascende le pareti del teatro per riflettersi sulla società stessa.

«Un seggio elettorale – così l’autore e regista in una nota – è a modo suo un luogo simbolo di una democrazia. Quel semplice gesto, ossia votare, per anni è stato considerato quasi sacro da molti italiani, ma con il passare degli anni c’è stato uno scollamento sempre maggiore tra Paese reale e classe dirigente».

Un giorno come un altro  è un “piccolo” (apparentemente) racconto di un sempre più diffuso malcostume, simbolo di una società immemore del passato, incurante del futuro e totalmente indifferente. Un grido silenzioso di dignità e civiltà teatrale che, proprio perché non alza la voce, diventa visibilmente assordante e imbarazzante.

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