Al Teatro Nuovo Enzo Vetrano e Stefano Randisi portano in scena “I Macbeth” di Francesco Niccolini

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In una stanza vuota Lady Macbeth vive la sua follia cercando di incollare i pezzi della memoria, mentre Macbeth è ossessionato dai fantasmi della sua mente. Ispirandosi alla tragedia di Shakespeare, l’autore Francesco Niccolini, Enzo Vetrano e Stefano Randisi alla regia, hanno immaginato l’estrema confessione della coppia di amanti per la messa in scena de I Macbeth, in scena da giovedì 21 marzo 2024 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 24) al Teatro Nuovo di Napoli.

Presentato da Arca Azzurra in collaborazione con Cooperativa Le Tre Corde/Compagnia Vetrano-Randisi e Teatro Comunale di Imola Lo Stignani, l’allestimento vede interpreti in scena Enzo Vetrano, Raffaella d’Avella, Giovanni Moschella, Giulio Germano Cervi, con le scene e i costumi a cura di Mela Dell’Erba, le luci di Max Mugnai.

I Macbeth è un lavoro sull’ossessione, e su stragi che si spiegano solo per ossessione, ieri e oggi: un trono, un’eredità, dei compagni di scuola, dei vicini troppo rumorosi, preghiere a un altro dio. Poco cambia, il risultato è sempre lo stesso, un massacro: furia, sangue, incubi, odio, altro sangue, lutti e notti insonni.

Come nel Riccardo3, anche in questo spettacolo tutto è già avvenuto, fin dall’inizio. In quello stesso luogo di cura, di espiazione, di catarsi, quattro assassini cercano di ricucire i frammenti della loro memoria.

«Nell’accostarci alla riduzione del Macbeth che Francesco Niccolini ha scritto per noi – così Vetrano e Randisi in una nota – ci siamo chiesti come rendere vero e comprensibile l’orrore e l’efferatezza dei crimini compiuti da Macbeth e dalla Lady. Come raggiungere il cuore della complicità, dell’ossessione, della perdita di coscienza che può portare due individui a compiere un assassinio e poi un altro, un altro e un altro ancora».

A partire dalle domande senza risposta che s’inseguono nel Macbeth dalle parole infuocate dell’antica Lady, dalle esitazioni inquiete del suo nobile consorte, cercano un perché al crimine efferato che hanno compiuto.

Come si fa a ricostruire una vicenda così antica e così dolorosa da non ricordarne più i contorni, le motivazioni, le conseguenze? Chi può rivivere storie lontane come quella di Macbeth e della sua Lady o raccontare storie vicinissime a noi, che ritroviamo in fatti di cronaca nera che quotidianamente ci stordiscono?

Ci vuole qualcuno, al di fuori di queste storie, che possa riavvolgere il nastro per farlo ricominciare daccapo. È necessario guardare indietro alle proprie azioni come se fossero state compiute da altri, distribuirle a corpi diversi, in un gioco di specchi, per liberarsi delle proprie colpe.

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