Stéfano di di Armando Discepolo: al Civico 14, un classico del teatro argentino

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di Armando Discepolo
regia Stefano Angelucci Marino
con Vito Signorile, Tina Tempesta, Rossella Gesini, Paolo Del Peschio e Stefano Angelucci Marino
maschere BRAT Teatro
scenografia Tibò Gilbert
produzione Teatro Stabile d’Abruzzo
in collaborazione con Teatro del Sangro e Teatro Abeliano di Bari

La stagione 2023-24 del Teatro Civico 14 prosegue, sabato 16 marzo ore 20.00, con Stéfano di Armando Discepolo, considerato un classico del teatro argentino. Il protagonista è un musicista diplomato al Conservatorio di Napoli che arriva in Argentina, come tanti immigrati di inizio Novecento, con la speranza di “trovare l’America”. La ricerca dell’ideale, la vocazione artistica e i conflitti familiari sono alcuni dei temi che, tra il tragico e il comico, sono crudamente esposti in quest’opera, diretta da Stefano Angelucci Marino e interpretata da Vito Signorile, Tina Tempesta, Rossella Gesini, Paolo Del Peschio, Stefano Angelucci Marino. In scena, otto maschere antropomorfe di BRAT Teatro permettono una particolare trasfigurazione. Il codice espressivo nasce dalle suggestioni create dai murales e dai “bamboloni” della Boca, celebre barrio porteño contraddistinto da una forte impronta italiana. Lo spettacolo si avvale della scenografia di Tibò Gilbert; la produzione è del Teatro Stabile d’Abruzzo, in collaborazione con Teatro del Sangro e Teatro Abeliano di Bari. Info e prenotazioni a 0823 441399 oppure [email protected]. Costo del biglietto 12 euro (intero); 10 euro (ridotto) per under 30 e over 65 acquistabili anche sul sito www.teatrocivico14.it

Un immigrato italiano di nome Stéfano, musicista di professione, sogna di avere successo con la scrittura di un’opera musicale in Argentina. Stéfano convince gli anziani genitori a seguirlo in Sudamerica in questa avventura, promettendo un futuro migliore. Si sposa con Margherita, mettono al mondo tre figli. Gli anni sono passati. L’equilibrio di quel progetto si misura non solo nel cuore del protagonista ma anche in chi lo ha accompagnato e chi gli è succeduto nella vita: i suoi figli e il suo discepolo. Da un lato, la loro prole. Radamés, il matto, che paradossalmente prende il nome dal personaggio dell’eroe dell’opera Aida, di Puccini. Lungi dallo splendere, questo ragazzone ricorda a Stefano solo l’ombra del suo fallimento. Lo stesso di Ñeca, che sembra essere l’eco delle sue lacrime nascoste, o di Esteban, che nel suo sforzo di essere poeta ricorda e imita, allo stesso tempo, l’illusione infranta di Stéfano. Pastore, suo discepolo, incarna invece la voce di chi ha la dolorosa missione di aprire gli occhi al maestro, che ha perso il posto nell’orchestra e con lui il posto come sostegno della casa e, simbolicamente, quello dei suoi desideri più profondi

Stéfano è la storia di un fallimento, personale e collettivo. Il fallimento di una politica liberale, di immigrati venuti sperando di “trovare l’America”, e di famiglie che, composte da generazioni diverse, sono andate a sbattere contro la dura realtà argentina. Tutto questo in una Buenos Aires di inizio Novecento, e in un mondo in continua evoluzione. L’arte porta alla frustrazione e all’infelicità? L’uomo è condannato a rispettare i processi produttivi imposti dalla società? È necessario evitare i sogni o realizzarli? Questi sono alcuni degli interrogativi che l’opera pone. Dialoghi semplici, diretti, scarni. Questi gli elementi formali scelti per raccontare una storia di italiani senza Patria.

ARMANDO DISCEPOLO
Armando Discépolo. Nato a Buenos Aires, il 18 settembre del 1887 e morto nella stessa capitale l’8 gennaio del 1971, fu un regista teatrale e drammaturgo argentino, creatore del grotesco criollo e autore di varie opere classiche del teatro argentino como Stéfano, Mustafá, El organito e Babilonia, tra le altre. Era fratello del poeta e compositore di tanghi Enrique Santos Discépolo. Figlio di un immigrante italiano oriundo di Napoli, Santo Discépolo, che divenne direttore d’orchestra, e di Luisa De Lucchi, argentina di origine genovese, a soli 23 anni vide andare in scena una sua opera Entre el hierro (Tra il ferro) con una delle compagnie teatrali più famose d’Argentina, quella di José Podestá. Il successo fu immediato e da quel momento il talento di Discépolo produsse opere a getto continuo. Discépolo fu un autore radicato nell’estetica realista, molto popolare ma mai commerciale. I suoi primi scritti teatrali furono sainete, ma man mano che le tematiche trattate si approfondivano, appare il grottesco, che non è semplicemente il comico.

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