Al Teatro Elicantropo Irma Ciaramella con il monologo “Conta che passa la pazza”
Sarà in scena al Teatro Elicantropo di Napoli, da giovedì 11 aprile 2024 alle ore 20.30 (repliche fino a domenica 14), Conta che passa la pazza monologo scritto e interpretato da Irma Ciaramella alle prese con una bizzarra e tormentata creatura, con la regia, l’allestimento scenico e la musica di Francesco Maria Cordella.
Presentato da Acts Theater, l’originale allestimento vede sul palco una donna, costretta in una gabbia in tela gommata che ricorda le strutture coniche rinascimentali a cerchi sulla quale veniva appuntata la gonna, ma che qui rimane solo di veduta per simboleggiare una donna segregata dalla sua malattia e imprigionata nel suo dolore.
Non sa da dove viene e nemmeno dove andrà, non ricorda il suo nome, nemmeno se ha avuto figli. Poi, improvvisamente, grazie a bigliettini di memoria che le fuoriescono dalle tasche e che le sono stati suggeriti dal medico, la donna ricorda forse ciò che era stata in vita. Forse una cantante lirica, forse ha avuto un figlio, forse un marito.
Ma tutto è contrassegnato da un se, tutto il monologo viaggia infatti nella sfera dell’incertezza, della possibilità, della probabilità. Le frasi si accavallano, si intrecciano, si contorcono, si frammettono a urli, euforia, slanci, pianti, e rimbalzano grazie a sbalzi d’umore frequenti e repentini.
La donna parla ormai in casa sua, in cucina, con la sua caffettiera, la sua pentola e anche con il coperchio. Sono questi gli interlocutori cui lasciarsi andare, ricordare, confabulare, inventare, riflettere, ridere e sdegnarsi fin quando e fin quanto vuole la mente. Agitazione, aggressività, disinibizione.
I contenuti del pensiero viaggiano sulla via dei deliri, e quelli della percezione sulla via delle allucinazioni. Il dramma dell’Alzheimer è evidente.
Conta che passa la pazza è un faccia a faccia con le brutture di una civiltà fagocitata del sistema mediatico e dalla realtà virtuale, un’invocazione che di travolgere la mente di chi, nel dramma della protagonista e della sua imminente perdita di memoria, intravede la via di un calvario senza fine.
Ricco di suggestioni umane, il monologo con il suo disperato grido d’amore, struggente e delirante, porta in scena tutte le sfumature di chi prova a combattere un devastante martirio interiore frutto di un crudele gioco della vita, che si trasforma in una sorta di terapia drammaturgica per lenire pensieri e angosce.