Standing ovation per Pierluigi Tortora alla parrocchia di don Antonello Giannotti

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CASERTA – Standing ovation per Pierluigi Tortora, apprezzatissimo attore teatrale, nei panni di ZiFonso, ieri sera a “Nostra Signora di Loudes”. La drammatizzazione dell’opera, come l’ intera sceneggiatura, è opera dello stesso Pierluigi Tortora, che ha recitato la sua creazione teatrale, un vero capolavoro, nella parrocchia di don Antonello Giannotti, gremita di spettatori, con il naso all’insù senza perdersi una sola battuta di ZiFonso, una sola parola del suadente monologo, dell’istoria narrata dal grande attore di origini casertane. Un applauso caloroso e sentito, ha rimbombato per lungo tempo nella parrocchia di via Kennedy, alla fine della rappresentazione che narra della vita di un grande sacerdote, di un sacerdote amabile ed umile, don Alfonso Afano, sacerdote salesiano che fu direttore, negli anni sessanta, dell’allora Istituto Salesiano di Caserta. ZiFonso, si evince dal dotto e attento monologo, fu degno erede di don Bosco, che come lui, nella sua vita sacerdotale, ha operato sempre per aiutare i più giovani, quelli in maggiore difficoltà. A Napoli come a Caserta come a Roma. Nella seducente narrazione di Pierluigi Tortora, caratterizzata da toni delicati e di forte impatto, sono emerse le figure di grandi casertani, come Fausto Mesolella, il giovane che a tutti i costi voleva imparare a suonare una chitarra che gli comprò ZiFonso, e che immaginava anche di suonare la batteria percuotendo una vecchia porta in legno. Giovane che ha riscosso attestazioni a livello nazionale nel campo della musica. E quella di Mimmo Mingione, giovane giornalista che adolescente scriveva cronache delle partite di calcio e di basket, che poi, ancora imberbe leggeva lui stesso come suo unico lettore, per poi assurgere anche lui a livelli alti del giornalismo sportivo e anche come presentatore dello Scoiattolo d’oro, una sorta di “Zecchino d’oro” casertano ideato sempre da don Alfonso Afano, detto da tutti ZiFonso, per allietare bambini e famiglie. Una storia che la dice lunga sul modo di fare e concepire la Pastorale Giovanile, di stare con i giovani e aiutarli a crescere, e a rendere possibili i loro sogni, senza lasciarli andare via, girare le spalle a volte senza nemmeno sbattere la porta e perderli per sempre, così come ha narrato don Michele Falambretti, presidente Nazionale per la Pastorale giovanile, in un suo incontro a Caserta, qualche giorno fa, per indicare alla Chiesa locale la strada giusta da seguire per coinvolgere i giovani casertani, per no perderli, e offrire loro momenti di aggregazione e di riavvicinamento alla Chiesa, per garantire loro una esistenza degna di un cuore sapientemente allevato alla spiritualità.
(Ernesto Genoni)

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