Ha incuriosito ed affascinato il percorso artistico di Rossana Scaperrotta, ricostruito attraverso 22 opere in mostra presso la sala dell’Acquedotto Romano della Rocca dei Rettori di Benevento fino a domenica 5 giugno 2022. “Esercitare la vocazione di artista, significa trasformare tutto quello che appare come banale, come normale, in un evento miracoloso, unico” – ha esordito Mario Ferrante, dopo il taglio del nastro tricolore insieme all’artista e al sindaco di Ariano Irpino Enrico Franza. “Oltre che bella, la mostra corrisponde a verità. Guardando e contemplando le opere di Rossana non posso che concordare con Mario Ferrante: sono davvero opere che trasmettono, non solo arte, ma sensazioni. C’è un’opera che si chiama “sensazioni controverse”: io direi sensazioni convergenti. Stupore e grande meraviglia – conclude il sindaco Franza – per un talento che non sapevamo di avere e, quindi, non possiamo fare altro che valorizzare ed essere anche presenti, non solo come istituzione ma soprattutto come cittadino di Ariano, perché ci inorgoglisce la sua appartenenza alla nostra comunità”.
Ad impreziosire la serata inaugurale è stata l’originale performance di danza moderna della sannita Francesca Grimieri, che nei prossimi giorni inizierà un tour in Palestina. Arte&pittura, musica&danza: la bellezza al femminile ritorna in primo piano. “Vedere in questa bella cornice -ha concluso l’assessore alla Cultura del Comune di Benevento, Antonella Tartaglia Polcini – un tratto pulito, molto evocativo, profondo, ed un sentimento vivo che accomuna tutti questi lavori, che qualcuno definirebbe disegni ma vanno molto oltre la tecnica pura del disegno: è stato un tuffo al cuore. Io amo molto l’arte ed in particolare quest’arte del sentimento intimistico, che si esprime attraverso personaggi, natura, posti in dialogo, per esprimere la Vita. Anche il titolo mi aveva incuriosito e credo di averne compreso il significato: come di un viaggio di ‘concentrazione’ per ritrovare il sé, quindi il proprio animo. Dal tunnel in genere ci può come non esserci un’uscita. Nel caso di specie l’uscita è dentro di noi, è quello che ci portiamo dietro quando lasciamo, soltanto fisicamente, questi luoghi e queste immagini”.