Vita sociale a Casagiove: Le informazioni raccolte sul Fascio Operaio nel 1911

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“Noi (del Fascio Operaio) abbiamo costituito sezioni di mestieri, per esempio sezione fabbri, muratori, cappellai ecc. Tutte queste sezioni avendo interessi diversi si riuniscono separatamente per trattare i loro affari. Però le singole sezioni sono strette dal vincolo economico, cosicché se i cappellai fanno uno sciopero le altre sezioni li aiutano col danaro; in tal modo sono profittevoli gli scioperi e nello stesso tempo si avvezzano le masse alle rivoluzioni. Noi aspettando quel giorno non vogliamo che il proletariato stenti ma intanto fruisca dei vantaggi maggiori che dallo sciopero e dall’associazione derivano”

Luigi Faggioli

 

I. Cenni storici sul Fascio Operaio in Italia

Il cosiddetto, e senza dubbio poco noto Fascio Operaio, venne istituito come associazione clandestina di liberi pensatori, fondata in Emilia Romagna, e più precisamente presso la trattoria  delle “Tre Zucchette” di Bologna, il 27 novembre 1871. Il primo nucleo di aderenti era formato principalmente da ex garibaldini veterani della campagna di Francia guidati da Erminio Pescatori. Tra gli scopi fondamentali del Sodalizio vi era quello di risollevare dalla fin troppa diffusa ignoranza e dalla povertà il popolo.

 

II. Il Fascio Operaio di Casagiove e il vano tentativo di affiliare il Presidente del Consiglio italiano

Attraverso la Riservata del 21 gennaio 1911 inviata dal capo di gabinetto del Ministero dell’Interno al prefetto di Caserta, veniva comunicato che i rappresentanti del Fascio Operaio di Casagiove avevano deciso di offrire al Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di Italia, Luigi Luzzati, la nomina a socio onorario “di quel sodalizio”. Ma, prima di dare una risposta alla richiesta fatta, il capo di gabinetto del Ministero incaricava il prefetto casertano  “di fornire informazioni sul Fascio predetto”, favorendo pure “il suo apprezzato parere sulla convenienza ed opportunità di accettare l’offerta nomina”. In data 4 febbraio 1911 fu pertanto il capitano della Legione territoriale dei Carabinieri Reali  di Napoli a raccogliere le dovute informazioni sul conto del Fascio Operaio casagiovese. Da queste risultava che: il Sodalizio era “sito in Piazza S. Michele” al civico numero 36 “di quel abitato”. Appartenevano al Fascio “circa 40 soci, la maggior parte muratori”, i quali, in gran parte, professavano “principi monarchici”. Lo scopo del sodalizio operaio era essenzialmente “il trattenimento, con consumo di vino, per evitare la frequenza delle osterie”, ed aveva pure scopi elettorali “in occasione di elezioni”. A livello economico, questo disponeva “solo delle rette dei soci in ragione di Lire 0,75 mensili per ciascuno”. Data quindi “la poca importanza del sodalizio e lo scopo della sua costituzione”, il Comando dei Carabinieri si espresse in maniera poco favorevole, dato che non conveniva “accogliere l’offerta” presentata dallo stesso fascio al presidente del Consiglio. Anche il parere del prefetto di Caserta, in virtù delle informazioni raccolte dai Carabinieri, non fu affatto favorevole alla richiesta presentata dai soci del Fascio Operaio casagiovese, data la “poca importanza” evidenziata dai Carabinieri.

Fonti

  • Archivio di Stato di Caserta, Prefettura Gabinetto (I inventario), busta 307 – fascicolo 3482.
  • Maurizio Degl’Innocenti Geografia e istituzioni del socialismo italiano:1892-1914 Napoli, Guida editore, 1983.

 

(onorevole Luigi Luzzati, presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di Italia dal 1910 al 1911)

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