MACERATA CAMPANIA. È il 1978. Le Brigate rosse uccidono Aldo Moro, fondatore della Democrazia cristiana e padre costituente. Il Parlamento elegge come presidente della Repubblica il partigiano Sandro Pertini e approva della legge che istituisce il Servizio sanitario nazionale. Commissario tecnico dell’Italia del pallone è Enzo Bearzot, che torna deluso dal Mondiale in Argentina. Gli azzurri, però, si riscatteranno quattro anni dopo. Verso la fine di quell’anno così denso di avvenimenti, il 15 dicembre, a Macerata Campania, un giovane di appena 21 anni, Bartolomeo Braccio, inizia la sua avventura da vigile urbano. Per meriti diventa guardia scelta, poi maresciallo e, nel 2000, in seguito a un concorso interno, ottiene il grado di sottotenente. Per gli insegnamenti che ha ricevuto, sarà sempre grato allo storico comandante Antonio (“Micantonio”) Lombardi, che Braccio ancora oggi definisce il suo maestro di vita. Ricorda quando, in bicicletta, lo raggiungeva nel quartiere di Caturano e, tra un caffè da Santina e una barzelletta, iniziava la giornata. Giornate non sempre facili, come quelle, dopo il sisma dell’Ottanta, in Irpinia a prestare soccorso alle popolazioni terremotate. Braccio ha vissuto l’epoca dei cambiamenti di una professione: dai vigili urbani fino all’istituzione della polizia locale. Ne avrebbe di storie da raccontare! Grande conoscitore del territorio, è stato ligio al dovere e a disposizione della comunità; amato dai colleghi per i suoi toni garbati, persino scherzosi, con i maceratesi è riuscito a essere severo ma giusto, umano e comprensivo. Nonostante il ruolo pubblico, ha sempre rivendicato il suo status di cittadino e il suo diritto ad esprimere opinioni, a volte scomode, rinunciando a quella neutralità che, spesso, è solo di facciata. Checché se ne dica, fare il vigile a Macerata è mestiere complesso, figuriamoci farlo vivendoci e per così tanti anni. Domani, 31 dicembre, nell’ultimo giorno del 2020, dopo 42 anni e 16 giorni di servizio, il tenente Braccio, vice di Stanislao Veccia al comando della Municipale, dismetterà la divisa e appenderà al chiodo paletta, fischietto e, segno dei tempi, pure guanti e mascherina. Affermare che mancherà a tutti sembra un finale di circostanza. Eppure, non lo è! Pensi al futuro e si goda la pensione, tenente!