CAPODRISE. Fasci di luce che squarciano l’oscurità e sagome dal tratto iconico poste lì dove regnava l’abbandono e la dimenticanza. In accordo con don Giuseppe Di Bernardo, parroco della comunità di Capodrise, il centro studi De Gasperi, presieduto da Salvatore Liquori, ha donato al quartiere e alla città una Natività, simbolo essenziale di vita e di rinascita. Dal 22 dicembre, Giuseppe, Maria, il Bambino e la Stella cometa campeggiano tra le rovine della chiesetta di San Donato, liberate anzitempo da sterpaglie e rifiuti, in un dialogo fecondo tra passato e futuro, tra rassegnazione e speranza.
«Il presepe – dichiara Liquori – incarna la semplicità, la genuinità di un mondo buono, nell’istante magico in cui il Dio-Bambino, nei panni poveri e dimessi di un infante nella mangiatoia, lo riscatta dalla storia ordinaria, dalla polvere dei secoli». «Nata dalla mente fervida di San Francesco D’Assisi – aggiunge don Giuseppe –, l’idea del presepe ha saputo espandersi e adattarsi alle realtà di ogni latitudine, diventando una forma di comunicazione universale, così come è universale, in quanto rivolta a tutti gli uomini, la promessa di salvezza che il Gesù-Bambino offre da oltre duemila anni. Forse, è per questo che di fronte a una Natività riusciamo ancora a restare senza fiato, attratti dal candore della rappresentazione del più grande mistero dell’umanità». La chiesetta di San Donato, con i suoi novecento anni, è una testimonianza della nostra terra, una vestigia preziosa di un’identità popolare e di un orgoglioso riscatto sociale, la cui riemersione è un diritto e un dovere per tutti. Il De Gasperi ringrazia i volontari che hanno contribuito alla bonifica dei luoghi e al montaggio dell’istallazione. Tra questi, Luigi Carrino per il supporto tecnico e l’architetto Raffaele Cutillo per la supervisione.