Colpo di scena in cassazione: tutto da rifare per il boss stabiese, Gigino “‘o Profeta”
Ieri la Suprema Corte di Cassazione era deserta, nessuno nei corridoi e nelle aule.
Vi è stata una eccezione, verificatasi innanzi alla quarta sezione, presieduta dal Dott. Fumu.
Il cassazionista Dario Vannetiello, aveva ottenuto nell’ interesse del suo assistito, il capoclan Luigi Di Martino, che l’udienza venisse celebrata nonostante la pandemia in atto.
In un silenzio irreale, in un’ aula inusuale per la presenza dei giudici e delle parti con mascherina, l’arringa del difensore di chi è ritenuto il reggente del famigerato clan Cesarano – operante da decenni in Pompei, Castellamare e zone limitrofe – ha finito per fare breccia nei supremi giudici.
Il risultato è indubbiamente sorprendente, atteso che, come si ricorderà, nell’ottobre dello scorso anno, la direzione distrettuale antimafia, grazie a penetranti indagini, aveva richiesto ed ottenuto ventuno ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso, narcotraffico, estorsione, armi ed intestazione fittizia.
Il vertice assoluto è stato individuato in Gigino “ ‘o profeta”, colui che decenni orsono si rese protagonista della clamorosa evasione dall’aula bunker del carcere di Salerno.
Gli elementi di accusa, avvalorati nella ordinanza di custodia emessa dal giudice presso le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli – Dott. Cananzi – apparivano granitici, anche alla luce di migliaia di intercettazioni.
Indizi tanto forti da aver consentito la emissione di un titolo di custodia a carico di Di Martino per ben dieci reati.
Ma, ora, invece, è tutto da rifare, nonostante il Procuratore Generale, dottoressa Loy, aveva invocato il rigetto dell’articolato ricorso proposto dalla difesa.
In buona sostanza, all’esito della decisione di ieri si dovrà tenere di nuovo udienza innanzi al Tribunale del riesame di Napoli, il quale sarà chiamato a verificare la fondatezza o meno delle questioni giuridiche sollevate innanzi al riesame dall’avvocato Dario Vannetiello, inadeguatamente valutate in precedenza, tra le quali quella sulla legittimità o meno delle intercettazioni ambientali e telefoniche, prova principe questa della intera inchiesta nella quale il boss stabiese ha deciso di affidarsi anche all’avvocato Antonio Garofalo del Foro di S. Maria Capua Vertere.