Una questione di territorialità tra parrocchie casagiovesi: la masseria “Caprioli” contesa spiritualmente tra le chiese di San Francesco di Paola e Santa Maria della Vittoria di Coccagna

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Introduzione

Le questioni territoriali e di conseguenza relative ai confini geografici delle parrocchie, non erano, almeno in passato, cosa affatto rara. In quei territori poi, come ad esempio Marcianise, Castel Morrone e Casagiove, cittadine divise ecclesiasticamente tra l’Arcidiocesi metropolita di Capua e la Diocesi di Caserta, spesso accadevano “questioncelle” tra sacerdoti che appunto, rivendicavano un particolare territorio sotto la loro guida spirituale. In questi casi, i rispettivi vescovi erano obbligati ad intervenire per cercare di risolvere il problema, ma soprattutto per ristabilire la pace tra i confratelli sacerdoti. Il caso che qui si presenta, riguarda appunto un caso legato proprio alla giurisdizione parrocchiale sulla masseria “Caprioli”, ubicata alle pendici del Reale Sito di San Leucio e dove oggi sorge un noto agriturismo che non a caso porta proprio la denominazione “Caprioli”. Il problema di quale parroco dovesse recarsi in quel luogo per portare i “conforti spirituali” e per amministrare i Sacramenti era stato suscitato dai parroci delle chiese di San Francesco di Paola (Caserta) e di Santa Maria della Vittoria in Coccagna (Casagiove), di cui la prima parrocchia facente parte della diocesi di Caserta, mentre la seconda dell’arcidiocesi di Capua. Alla fine, però, una volta appurato che quel territorio era effettivamente parte della Chiesa casertana, si decise di assegnarlo alle cure del parroco del casale di Briano, il quale, ovviamente, geograficamente si trovava più vicino nel poterlo raggiungere. E’ opportuno poi avvertire i lettori che i nomi dei tre parroci (San Francesco di Paola, Coccagna e Briano), nei documenti non sono mai citati.

I. La Curia arcivescovile capuana scrive al vescovado di Caserta

L’Arcivescovado di Capua, nella persona del Vicario Generale, don Antonino Centore, in data 13 giugno 1890, aveva provveduto ad informare il Vicario Generale della Diocesi di Caserta, don Gaetano Canfora, su una questione che riguardava la giurisdizione parrocchiale di due chiese: San Francesco di Paola di Caserta e Santa Maria della Vittoria di Coccagna. Il parrocco di Coccagna dell’epoca aveva infatti riferito al Vicario Generale capuano, “che la masseria detta di Caprioli”, apparteneva alla “sua giurisdizione”, perché così era “stato informato da persone anziane”, ed anche perché il parroco di Coccagna in persona aveva amministrato il “Santissimo Viatico, e la estrema unzione ad una inferma, e diede pure la benedizione al cadavere della defunta”. Ma, per quanto riguardava il matrimonio, “se ne sta(va) adoperando il Parroco di S. Francesco di Paola”. Alla luce di ciò, la Curia capuana chiedeva a quella casertana “di prendere quelle informazioni” che, in qualche modo avrebbero schiarito le idee non solo ai rispettivi parroci, ma pure alle persone che abitavano “quei luoghi”. Era pertanto necessario togliere “la questione” affinché i fedeli avessero potuto “ricevere prontamente gli aiuti spirituali”.

 

II. La Vertenza “per spirituale giurisdizione”

In riscontro a quella nota inviata il 13 giugno 1890, il 4 luglio successivo, la Curia vescovile di Caserta, provvedeva ad inviare alla Curia capuana un’ulteriore nota avente per oggetto la “Vertenza per spirituale giurisdizione tra il Parroco di S. Francesco di Paola e il Parroco di Coccagna”. La questione della giurisdizione sulla masseria “Caprioli” che appunto era insorta tra i rispettivi parroci, trovò l’espediente per svolgere un sopralluogo della zona, portando come testimone il già parroco della chiesa di Santa Croce di Casagiove, don Giovanni Natale, i quali, una volta giunti nel luogo prestabilito “di concerto si osservò da prima la posizione topografica della Villa Santorio, oggi Mesolella, la quale indubitatamente è(ra) di pertinenza della cura di S. Francesco di Paola, come dai Registri Parrocchiali, quindi si osservò che la Masseria Caprioli è(ra) molto al di sopra di livello della Villa Santorio, ed è(ra) quasi compresa nello stesso raggio, ma per potervi regolarmente accedere è(ra) d’uopo immettersi nella stradale conducente a S. Leucio, poi avvoltare la via a sinistra, e quindi immettersi nella dritta via conducente alla Masseria Caprioli”. Dal momento che la “detta strada prende(va) appunto capo dalla Cura di Briano, a questa avrebbe dovuto spettare la giurisdizione spirituale sulla Masseria Caprioli, e mai alla Cura di Coccagna”. Assodato quindi il fatto col parroco di Coccagna, “che la strada principale e diretta, che conduce(va) alla Masseria Caprioli, è(ra) appunto quella che prende(va) capo dalla stradale di S. Leucio, ha(veva) dovuto convenire, che egli per colà accedere avrebbe dovuto andarvi per valloni e dirupi, e volendo seguire la diretta via, avrebbe dovuto percorrere tutta la strada fiancheggiante la Villa Santorio, immettersi sulla strada conducente a S. Leucio, pertinenza della Cura di Briano, per poi proseguire la strada, che mena(va) alla detta Masseria Caprioli”. Quindi, fondamentalmente, procedendo in questo modo, si avrebbe avuto dal parroco di Coccagna “il transito sul suolo di due Parrocchie di pertinenza della Diocesi di Caserta”. Il presunto “conflitto di giurisdizione”, poi, si sarebbe potuto “elevare, ciò con probabile ragione”, più dal parroco di Briano, “la cui giurisdizione si estende(va) su tutte le Masserie fuori la cinta di S. Leucio, e fino al fiume Volturno”. Pertanto, trovandosi la masseria Caprioli “situata appunto fuori la cinta di S. Leucio” e dunque per accedervi era necessario percorrere “l’unica regolare strada”, cioè quella che iniziava dalla stradale leuciana, risultava il casolare “in prossimità di altre Masserie di pertinenza della Cura di Briano”, a quest’ultima parrocchia avrebbe dovuto appartenere la masseria in questione, “e mai al Parroco di Coccagna”. Fino a quel momento però, il parroco brianese non aveva mai “preteso diritti sulla detta Masseria”, rispettando di conseguenza i diritti “del suo collega di S. Francesco di Paola”. Restava tuttavia il problema relativo al parroco di Coccagna, il quale, avendo amministrati “per errore” i Sacramenti “ai fedeli in detta Masseria domiciliati”, in qualche modo, poteva provenire semplicemente “da ignoranza dei fedeli” oppure dalla “negligenza dei Parroci”. Poteva dirsi conclusa la questione della territorialità parrocchiale, dal momento che erano state “esaminate le suindicate località” e anche perché “avendo discussa la questione di fatto col parroco di Coccagna, non che esaminate altre ragioni, ed essendosi più volte interrogato il prelodato Parroco di Coccagna se aveva altro a dichiarare, ha(veva) dichiarato di trovar convenienti” le ragioni suscitate dalla Curia vescovile di Caserta, e quindi “di riconoscere pienamente nel Parroco di S. Francesco di Paola il diritto di spirituale giurisdizione sulla cennata Masseria Caprioli”.

III. Ulteriori rapporti epistolari tra le Curie di Capua e di Caserta

Nei primi giorni dell’anno 1891 e, più precisamente in data 2 gennaio, il canonico don Antonino Centore, in qualità di Vicario Generale dell’Arcidiocesi metropolita di Capua, governata in quell’ epoca dal celebre arcivescovo, cardinale Alfonso Capecelatro, scriveva al vescovo di Caserta, monsignor Enrico De Rossi, “sulla questione se la casa rurale detta Villa Caprioli”, fosse appartenuta una volta per tutte alla “giurisdizione di Coccagna, Arcidiocesi di Capua”, oppure alla chiesa di San Francesco di Paola “Diocesi casertana”, considerando ovviamente, quanto effettivamente dalla parte della Chiesa di Capua “conveniva esaminare”. Secondo il vicario Centore, “quella casa, tolto l’antico sentiero, trova(va)si ora, per via lunga, lontana da Coccagna” e si affermava “con certezza” che, una giovane donna “di là”, tre anni prima “contrasse matrimonio a Coccagna”, dove tra l’altro erano stati portati pure “gli ultimi Sacramenti ad un infermo”. Tuttavia, gli abitanti della masseria “Caprioli” negli ultimi anni avevano portati, per la verità, i loro bambini “a ricevere il battesimo a Briano”, perché a loro dire, “si trovavano più vicini, e perché là tenevano ancora domicilio”. Alla luce di ciò, l’arcivescovo capuano, Alfonso Capecelatro, “prendendo in considerazione, che il transito a quella villa si è(ra) reso più lungo, e che perciò più difficoltosamente i fedeli” avrebbero potuto “ivi ricevere da Coccagna i Sacramenti”, cedeva dunque la giurisdizione “sopra quella casa”. Il vescovo di Caserta allora, avrebbe “nella sua prudenza, ed a suo piacimento”, aggregata la giurisdizione della masseria “Caprioli” “a quella delle sue Parrocchie” (San Francesco di Paola e San Vincenzo martire in Briano). Una volta presa una decisione dal vescovo casertano, questi avrebbe dovuto avvisare della cosa la Curia arcivescovile di Capua, la quale, a sua volta, avrebbe provveduto ad avvisare il parroco di Coccagna, in modo che, da quel momento sarebbe stato “tolto ogni dubbio”.

IV. Tra i due litiganti, il terzo gode

In data 9 gennaio 1891, il vescovado di Caserta provvedeva, per dare fine alla questione della “spirituale giurisdizione” della masseria Caprioli, ad assegnare definitivamente la citata masseria, non più al parrocchia di San Francesco di Paola di Caserta, bensì alla parrocchia di San Vincenzo martire del casale di Briano. Infatti, in pari data, la Curia casertana aveva notificato al parroco di San Francesco di Paola “di aver aggregata la Masseria Caprioli alla Parrocchia di S. Vincenzo Martire in Briano, essendo la detta Masseria situata in modo, che topograficamente a questa Cura si spetta(va)”. Al parroco di Briano quindi, veniva chiesto di prendere nota della faccenda “sui Registri Parrocchiali” e qualora si fosse presentato il caso di portare “i soccorsi spirituali agli abitanti della detta Masseria”, il parroco brianese avrebbe dovuto agire “con sollecitudine e carità, quale si deve ai propri figliuoli”.

Fonti

  • Archivio Storico Diocesano di Caserta, collocazione I.08.01. – fascicolo 12.

(Sul lato sinistro, la facciata della chiesa parrocchiale di San Francesco di Paola. Pur facente parte geograficamente del Comune di Caserta, essa abbraccia spiritualmente parte del Comune di Casagiove).

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