Riuso dei beni confiscati, a Roma l’incontro dibattito sul tema

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PROGETTARE I BENI CONFISCATI nasce dalla riflessione avviata al MACRO di Roma, il 2 Marzo 2019, in occasione della Mostra-Evento PROGETTARE L’ITALIA, con oltre 200 contributi originali su carta di Amalfi tra i quali quello del Presidente ANAC Raffaele Cantone.
Progettare i beni confiscati è uno dei temi indispensabili e prioritari per Progettare l’Italia, dove un potenziale problema può diventare una preziosa risorsa, come dovrebbe accadere per le periferie da rigenerare, i territori sfigurati da bonificare e le tante opere incompiute da completare.
Legalità e trasparenza sono le pre-condizioni e i temi chiave per approfondire il complesso tema del riuso deibeni confiscati, dove il progetto di riuso è inteso come sviluppo delle potenzialità inespresse: il territorio, la memoria, la partecipazione, l’inclusione, il lavoro e l’economia sociale.

Martedì 17 dicembre 2019, si è svolto a Roma, nell’auditorium del Museo MACRO, l’incontro-dibattito sul tema “PROGETTARE I BENI CONFISCATI – Masterplan e strategie di recupero e riuso”. L’evento è stato organizzato NewItalianBlood no profit e coordinato dall’Arch. Luigi Centola Direttore dei Master NIB Architettura|Ambiente & Progettazione|Bim a Salerno, in collaborazione con l’Arch. Santo Marra. Tra i relatori, oltre i numerosi progettisti presenti, il Dott. Giovanni Allucci Presidente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Agrorinasce, il Dott. Gianpaolo Capasso Dirigente dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, l’Arch. Federica Di Piazza del Dipartimento di Politiche di Coesione NUVAP della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Dott. Giuseppe Guerrini dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, componente NUVEC.

L’importanza della giornata risiede, oltre che nel significato strategico del tema, anche nell’avvio di un confronto tecnico e metodologico tra la strategia nazionale per la valorizzazione dei beni confiscati attraverso le politiche di coesione e il progetto d’architettura, su un tema che investe la società civile nella sua interezza, da punti di vista diversi, e che fonde legalità e bellezza, due facce della stessa medaglia.

L’introduzione dell’arch. Centola di NewItalianBlood no profit ha presentato una carrellata di progetti pilota, esemplificativi delle varie casistiche e tipologie riscontrabili in normativa: terreni agricoli, spazi pubblici, opere incompiute, abitazioni, edifici industriali, nelle varie ipotesi di riuso per finalità istituzionali, sociali ed economiche, frutto della collaborazione istituzionale con diverse realtà pubbliche, tra le quali Agrorinasce.

Il Dott. Allucci, Presidente del Consorzio Agrorinasce, ha illustrato l’enorme mole di lavoro tecnico-amministrativo da affrontare per finalizzare il recupero di un bene confiscato fino alla sua inaugurazione ovvero all’assegnazione in gestione con un progetto autosostenibile ad un’istituzione pubblica, un soggetto del terzo settore o anche un’impresa privata. Il dott. Allucci ha inoltre sottolineato la difficoltà del lavoro svolto anche per l’ormai cronica carenza di professionalità e di risorse umane e finanziarie negli Enti Locali, incapaci di avviare un processo virtuoso di recupero e valorizzazione del patrimonio confiscato alla criminalità organizzata.

Il consorzio Agrorinasce, come hanno testimoniato tutti gli intervenuti, è un esempio virtuoso, riconosciuto a livello europeo, di impegno nel territorio campano e in particolare nell’area di Casal di Principe con 158 beni recuperati e molti altri in corso di progettazione e realizzazione, tutti localizzati nei soli sei Comuni di Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano d’Aversa, S. Maria La Fossa, San Marcellino e Villa Literno; luoghi ben noti per la presenza di un’importante organizzazione criminale.

La relazione del Dott. Capasso, dirigente dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ha illustrato procedure e attività svolte dall’Agenzia nell’importante lavoro di destinazione dei beni confiscati, nonché l’esigenza di coniugare la strategia nazionale con la progettualità locale, spesso carente per mancanza di risorse e competenze; da qui l’auspicio di creare partnership con strutture di assistenza e supporto tecnico, come Master e l’Università, al fine di creare un laboratorio territoriale di progetti capace di rispondere contemporaneamente alle esigenze tecnico-amministrative della strategia nazionale e ai bisogni socio-economici delle comunità locali.

Il dott. Capasso ha sottolineato inoltre l’importanza del lavoro di recupero e di valorizzazione dei beni confiscati, anche simbolica, nella lotta alle mafie con risultati finali non sempre soddisfacenti. Per i circa 16.000 beni immobili destinati ai Comuni, solo il 30/40% sono effettivamente utilizzati per la destinazione sociale e purtroppo casi come quelli di Agrorinasce sono rari in Italia.

L’Arch. Di Piazza del Dipartimento di politiche di coesione NUVAP della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha posto l’accento sulla fattibilità tecnico-economica dei progetti, ma soprattutto ha ribadito la necessità di una loro autosostenibilità finanziaria nella gestione, evidenziando che il fallimento gestionale di un bene confiscato alle mafie equivale a una doppia sconfitta.

Il Dott. Guerrini dell’Agenzia per la coesione territoriale, componente NUVEC ha introdotto il tema facendo un excursus della situazione attuale della normativa evidenziando il lavoro svolto dalle diverse istituzioni pubbliche presenti nella strategia nazionale per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie e l’ipotesi di un piano nazionale per la valorizzazione di beni confiscati definiti ‘esemplari’ per dimensioni e simbolicità, per i quali i Comuni da soli non sarebbero in grado di sviluppare alcun processo virtuoso. Il dott. Guerrini ha anche sottolineato il lavoro svolto dal tavolo di indirizzo della strategia nazionale per la valorizzazione di uno dei più grandi beni confiscati alle mafie in Italia localizzato a Santa Maria La Fossa e amministrato da Agrorinasce.

Per concludere la prima maratona di confronto sui beni confiscati, da evidenziare tra le relazioni, oltre le presentazioni dei vari progetti elaborati da alcuni partecipanti al Master NIB di Salerno – Giacomo Attardi, Maria Giulia Contarino, Antonio Giannetti – l’esperienza sui beni confiscati del Laboratorio Landscape_inProgress dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria presentato dalla dottoranda Cristiana Penna del gruppo di ricerca Prof. Ottavio Amaro, Prof. Marina Tornatora in collaborazione con il Consorzio Macramè e l’opera di riuso del Bene Confiscato nel Parco Ecolandia di Reggio Calabria grazie al sostegno delle Fondazioni con il Sud e Peppino Vismara.

Tutti gli intervenuti hanno sottolineato l’importanza e l’assoluta necessità di avviare processi di collaborazione tra le istituzioni centrali e i diversi territori per la valorizzazione di beni confiscati, specie per quelli di dimensioni importanti, con l’impegno collettivo delle professioni e delle imprese private e del terzo settore.

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