Le Opere Pie presenti a Casagiove, descritte nella “Statistica” di Domenico Morelli nel 1873
Introduzione
L’importante volume dal titolo “Statistica delle Opere Pie della Provincia di Terra Lavoro”, redatto in maniera certosina da Domenico Morelli (da non confondere con l’omonimo e celebre pittore del XIX secolo) negli anni successivi all’unificazione nazionale, e diretto al Consiglio Provinciale, è un fondamentale documento per comprendere e per conoscere il mondo delle Confraternite e degli Enti assistenziali che in quel periodo risultavano essere davvero numerosi, tenendo in considerazione il fatto che all’epoca la provincia di Caserta era più vasta rispetto a quella odierna. Data la vastità geografica che caratterizzava Terra di Lavoro, la provincia era divisa in Circondari che, a loro volta, comprendevano i diversi Comuni: Circondario di Caserta, Circondario di Gaeta, Circondario di Nola, Circondario di Piedimonte d’Alife, Circondario di Sora. Su 185 Comuni presenti all’epoca nella provincia, la popolazione ammontava a ben 696943 abitanti.
I. Il Convitto dell’Immacolata Concezione e la Congregazione di Carità
Nel 1873, Casagiove, “Circondario di Caserta”, che comprendeva anche il vicino villaggio Coccagna aveva “abitanti 4572”, spiritualmente divisa tra l’Arcidiocesi di Capua e la Diocesi di Caserta, era “mandamento, collegio elettorale, tribunale correzionale e circolo delle assisie di S. Maria Capua Vetere”, nonché “corte di appello e corte di cassazione di Napoli”. Tra le Opere Pie che in quel periodo davano lustro alla comunità casagiovese, spiccava il Convitto Educativo dell’Immacolata Concezione, fondato dal canonico don Nicola Centore attraverso un atto pubblico redatto dal notaio Giovan Battista Orsi il 14 aprile 1852, ed eretto poi ad Ente Morale attraverso Regio Decreto del 19 giugno 1852 concesso da Sua Maestà il Re del Regno delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone. Questa importante istituzione educativa aveva tra i suoi scopi fondamentali le “opere di culto e di beneficenza, e segnatamente la istruzione ed educazione delle fanciulle figlie del popolo nate e domiciliate nel Comune, e discendenti in linea collaterale dal fondatore del Convitto dell’Immacolata”. Il Pio Convitto, venne fondato come detto nel 1852, cioè appena due anni prima dalla proclamazione, da parte del Sommo Pontefice beato Pio IX, del dogma dell’Immacolato Concepimento di Maria Vergine, proclamato appunto l’8 dicembre 1854. Sembra quasi che il canonico Nicola Centore, ponendolo sotto gli auspici della Gran Madre di Dio abbia voluto anticipare in qualche modo quello straordinario avvenimento storico. Successivamente all’unificazione italiana (1861), il Convitto passò sotto il controllo comunale, venendo amministrato dalla locale Congregazione di Carità. Non a caso infatti, il Morelli annotava sul conto del Convitto stesso che: “Questo Istituto da qualche anno, mercé le cure della locale Amministrazione, ha(veva) subito miglioramenti positivi nella parte economica, disciplinare e d’istruzione”. Il lato economico per il mantenimento materiale del Pio Convitto della Concezione proveniva principalmente da alcune rendite, scaturite dal “fitto di fondi rustici, da capitali, iscrizioni sul Gran Libro, rette delle alunne a pagamento, e parte del lucro ricavato dal lavoro”. Durante il regno sabaudo, la Pia Istituzione, in base alle nuove leggi emanate e successivamente estese a tutto il Regno d’Italia, ottenne il riconoscimento civile anche dalle Autorità governative, attraverso due Regi Decreti di approvazione degli statuti, il primo in data 27 gennaio 1870 e, successivamente il 17 aprile 1871. La Congregazione di Carità, a seguito dell’Unità di Italia, attraverso la legge n.753 del 3 agosto 1862, meglio conosciuta come “Legge Rattazzi”, venne istituita in ogni comune della Penisola ormai unificata, con lo scopo di “curare l’amministrazione dei beni destinati all’erogazione di sussidi e altri benefici per i poveri”. La Congregazione era rappresentata dal Consiglio comunale oppure da persone delegate dall’Autorità comunale stessa. Questo Ente filantropico, oltre ad occuparsi del sollievo dei più indigenti, amministrava anche diverse cappelle, in parte “private”, molte delle quali rimaste senza eredi legittimi che potevano curarne in qualche modo la manutenzione. A tal proposito, la Congregazione di Carità di Casagiove, istituita con Regio Decreto di Sua Maestà Vittorio Emanuele II re di Italia del 18 ottobre 1869, era un esempio per ciò che appunto riguardava l’amministrazione di alcune cappelle cittadine, la maggior parte di esse ubicate all’interno della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo: la cappella di San Carlo Borromeo, del SS. Crocifisso, del SS. Corpo di Cristo, del SS. Rosario, di cui però il Morelli diceva che non si avevano “notizie precise”, e quella del Monte dei Morti a cui il Morelli annotava che “in origine era Confraternita; e fu fondata e dotata da vari cittadini”. Altre cappelle amministrate dalla Congregazione di Carità casagiovese erano: la cappella del Rosario di Santa Croce e la cappella di S. Maria della Vittoria di Coccagna, all’epoca non ancora resa sede parrocchiale.
II. Le Confraternite laicali
Quattro erano le Confraternite che nel 1873 risultavano attive nel territorio cittadino. Due dedicate al Culto verso i Santi: San Michele Arcangelo e Sant’Antonio di Padova, e due dedicate al Culto mariano: SS. Rosario e Anime del Purgatorio e Immacolata Concenzione del villaggio di Coccagna. Il più antico Pio Sodalizio era quello dedicato a San Michele Arcangelo e che, nel 1873, già figurava col titolo onorifico di “Reale Arciconfraternita” e, non a caso, Domenico Morelli affermava a tal proposito che “S’ignora(va) la data precisa del Decreto col quale si accordò il titolo di Arciconfraternita; ma da due Regi assensi del 4, e 30 Giugno 1806 si rileva(va) che fin da quell’epoca aveva assunto il titolo istesso”. Questa Congrega venne istituita attraverso Regio Decreto di Sua Maestà re Carlo III di Borbone del 29 aprile 1749 e, successivamente con altro Regio Decreto di Sua Maestà re Ferdinando II di Borbone del 25 aprile 1857, veniva “accordata la sanatoria sulla fondazione”. I confratelli dovevano rifarsi esclusivamente “agli obblighi imposti dalla Regola colla piccola rendita patrimoniale, e con le prestazioni dè confratelli”. I rappresentati del Consiglio priorale venivano “eletti nella seconda o terza festa di Pentecoste”. Tra gli scopi fondamentali previsti dallo Statuto del Pio Sodalizio vi erano le “pratiche religiose e di mutuo soccorso; due maritaggi annui, uno nella festa di S. Vincenzo, e l’altro in quella di S. Michele; ed opere di beneficenza in caso che vi sia un supero di Lire 63,75”. La Confraternita di Sant’Antonio di Padova, che era stata istituita nel distretto della chiesa parrocchiale di Santa Croce, parte della Diocesi di Caserta, aveva ottenuto il Regio Decreto “sulla fondazione” il 19 luglio 1800. Il Morelli nei riguardi di questa Pia Adunanza affermava che “fu aggregata all’Arciconfraternita di S. Antonio di Padova di Roma giusta la lettera testimoniale del 6 novembre 1824”. Il Pio Sodalizio poi, “Non ha(veva) rendite patrimoniali e provvede(va) al suo scopo con le sole prestazioni dei confratelli”. Non a caso infatti, gli scopi fondamentali del Sodalizio antoniano erano le “pratiche religiose e di mutuo soccorso fra gli associati”. Gli amministratori della Congrega erano “eletti nel dì 1 di Gennaio”. La Confraternita del SS. Rosario e Anime del Purgatorio, che il Morelli presentava col solo titolo del “Purgatorio” e che, con molta probabilità ottenne la doppia intitolazione in virtù della fusione di due distinti Pii Sodalizi, cosa affatto non rara nel mondo confraternale, venne fondata con Regio Decreto del 14 novembre 1821, “e colla stessa data emesso il Regio Assenso sulla fondazione”. I confratelli avevano tra gli scopi fondamentali “pratiche religiose e di mutuo soccorso fra gli associati”. La Congrega non aveva “rendite patrimoniali” e si manteneva “colle sole prestazioni dei confratelli”. Il Consiglio priorale veniva eletto “nel dì I Novembre”. La Confraternita più giovane ad essere sorta nel territorio comunale casagiovese, era quella dell’Immacolata Concezione del villaggio di Coccagna. Questa, infatti, fondata con Regio Decreto del 6 giugno 1826, nella stessa data aveva ottenuto il “Regio Assenso sulla fondazione”. Tra gli scopi dei confratelli figuravano soltanto le “pratiche religiose” e, non possedendo “rendite patrimoniali”, si manteneva “colle sole prestazioni dei confratelli”. Gli Amministratori del Sodalizio venivano eletti “nella I Domenica di ogni anno”.
III. Tabella delle Rendite (giusta il bilancio 1873)
– Congregazione di Carità (che amministrativa il Convitto dell’Immacolata Concezione e varie cappelle): Rendita ordinaria 5057,44 Lire, straordinaria 1367,63 Lire, per un totale di 6425,07 Lire.
– Arciconfraternita di San Michele Arcangelo: Rendita ordinaria 15,25 Lire, nessuna straordinaria, totale 15,25. La provenienza delle rendite era dovuta “da capitali”.
– Le altre tre Confraternite: Sant’Antonio di Padova, SS. Rosario e Anime del Purgatorio, Immacolata Concenzione, non possedevano Rendite patrimoniali.
Fonti
- Archivio di Stato di Napoli, biblioteca: Domenico Morelli, Statistica delle Opere Pie della Provincia di Terra di Lavoro, Caserta 1873.
- Salvatore Delli Paoli, Il potere della miseria: la Congregazione di Carità di Marcianise tra Ottocento e Novecento, Stampa Sud 1998.
- Paolo Chinazzi, Le Confraternite: storia, evoluzione, diritto, edizioni universitarie romane 2010.