In data odierna, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta, hanno posto in esecuzione un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della Procura, con la quale è stata disposta la misura degli arresti domiciliari nei confronti di BARLETTA Giuseppe (cl. 45) e Berti Nicola (cl. 71), nonché l’obbligo di dimora nei confronti di MANCINI Gennaro (cl. 51) e PISANTI Giuseppe (cl. 50). Contestualmente è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni immobili e mobili, rapporti finanziari e partecipazioni societarie per circa 28 milioni di euro.
L’ordinanza cautelare fonda su un compendio gravemente indiziario a carico dei predetti indagati, coinvolti, a vario titolo e in concorso fra di loro nonché con altre persone, in svariate condotte di bancarotta fallimentare e concordataria, di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte nonché di autoriciclaggio, nel periodo 2006-2016, relativamente alla gestione di 6 imprese del “Gruppo Barletta”, al quale sono riconducibili circa 50 soggetti giuridici, anche esteri (con sede in Olanda e Austria). Viene contestato ai vertici aziendali, in primis a BARLETTA Giuseppe, amministratore di fatto dell’intero gruppo ed ai suoi più stretti collaboratori, di aver contribuito a creare uno stato di grave insolvenza a danno della “SOCIETÀ ESECUZIONI APPALTI S.R.L.” (ammessa al concordato preventivo in data 18.2.2016), del “CONSORZIO WTERPOKTO APPALTF’ (ammesso al concordato preventivo in data 13.7.2016), del “CONSORZIO ESECUZIONI SPECIALI” (dichiarato fallito in data 24.3.2017), della “SOCIETÀ EUROPEA DI PARTECIPAZIONE S.R.L.” (ammessa al concordato preventivo in data 17.12.2015) e della “MAIL ITALIA S.R.L.*’ in liquidazione (ammessa al concordato preventivo in data 28.04.2015), per svuotarne le casse, attraverso una serie di operazioni di finanziamento infragruppo a favore di altre imprese correlate, tra cui la società “AGLI ANTICHI SPLENDORI” (che poi si è offerta quale garante dell’adempimento degli obblighi concordatati assunti dalle società così depauperate).
L’ipotesi accusatoria, fondata su un articolato quadro indiziario, è che, a decorrere dal 2006, il gruppo imprenditoriale facente capo a BARLETTA Giuseppe, dopo essere stato individuato, dagli enti pubblici competenti, quale soggetto attuatore dell’ “Accordo di programma” finalizzato alla realizzazione dell’lnterporto di Maddaloni-Marcianise, attraverso la costruzione del centro logistico intermodale e del centro commerciale Campania, ha posto in essere una strategia volta a distrarre le liquidità di alcune società del medesimo gruppo, che avevano gestito i progetti infrastrutturali di cui sopra e che nel tempo avevano dolosamente accumulato ingentissimi debiti tributari (per oltre 130 milioni di euro), anche attraverso ripetuti omessi versamenti delle imposte dovute. Ed è stata proprio la rilevante, complessiva esposizione debitoria verso il Fisco del Gruppo Barletta ad indurre la Procura a promuovere, già nel 2015, il ricorso di fallimento nei confronti di 3 società del medesimo gruppo. Il ricorso della Procura veniva, tuttavia, “paralizzato” attraverso la presentazione di dilatori piani concordatari, prevalentemente liquidatori, poi garantiti nella loro fattibilità proprio dalle medesime imprese del grappo, in precedenza, benefìciarie dei flussi distrattivi. Nel dettaglio, attraverso un analitico esame delle movimentazioni finanziarie di tutte le aziende interessate alle procedure concorsuali, è stato possibile ricostruire una serie di operazioni economicamente irragionevoli ed estranee allo stesso oggetto sociale, poste in essere contestualmente all’aggravarsi della situazione debitoria nei confronti del Fisco.
Infatti, invece di pagare le imposte dovute, sono stati disposti bonifici per svariati milioni di euro a favore di altre imprese del gruppo a mero titolo di finanziamento, al solo fine di drenare la liquidità formatasi e dirottarla, per gran parte, all’estero, sottraendo ogni risorsa finanziaria all’eventuale azione di riscossione coattiva da parte dell’erario. Complessivamente i flussi distrattivi sono stati quantificati, per difetto, in oltre 36,7 milioni di euro, eseguiti attraverso un sistema di scatole cinesi e di ripetuti trasferimenti finanziari infragruppo, che hanno avuto il fine ultimo di arricchire le casse delle società “forzieri” del grappo, alcune delle quali collocate all’estero (in Olanda). Il grappo societario ha così consentito artatamente la sopravvivenza di alcune società divenute proprietarie di ingenti consistenze immobiliari, da ultimo utilizzate per rinegoziare con il comune di Marcianise un’ulteriore progettualità di espansione infrastnitturale, sia al fine dell’ultimazione del progetto interportuale (mai terminato in precedenza) che per l’ennesimo sviluppo dell’area commerciale.
Lo stesso gruppo imprenditoriale, attraverso una sua controllata, la società “ISE” (Interporto Sud Europa), ha infatti siglato uno specifico accordo transattivo, formalizzato nel novembre 2016, le cui obbligazioni, limitatamente alla parte assunta dal soggetto attuatore privato, anche grazie alla mancanza di adeguati controlli da parte dell’ente locale, sono risultate garantite da fideiussioni illecite, sia perché rilasciate da un “Confidi minore”, che, in quanto tale, non era abilitato all’emissione di polizze a garanzia dell’adempimento di obbligazioni verso enti pubblici, sia perché non aveva la capacità finanziaria per far fronte agli impegni assunti, Le misure cautelari personali sono state emesse nei confronti di : BARLETTA Giuseppe, amministratore di fatto dell’intero gruppo societario, è colui che ha definito le strategie criminose sopra descritte, individuando gli obiettivi, di volta in volta, da perseguire e impartendo specifiche direttive ai suoi stretti collaboratori; BERTI Nicola, collaboratore di Barletta, è stato legale rappresentante di diverse società del gruppo, anche beneficiane degli ingenti flussi distrattivi, consapevole dell’intera strategia illecita posta in essere; MANCINI Gennaro, già amministratore di diverse società del gruppo, in qualità di Presidente del Consiglio Direttivo del Consorzio “CO.GE.RI.”
È indiziato di aver dolosamente permesso l’appropriazione indebita di rilevanti risorse finanziarie del consorzio (da destinarsi – tra l’altro – al ristoro dei soggetti espropriati) a favore di altre società del gruppo, permettendone anche l’autoriciclaggio; PISANTI Giuseppe, anch’egli fiduciario del BARLETTA, è indagato per aver dolosamente agevolato la bancarotta concordataria dell’allora holding di gruppo, S.E.P. 92 S.r.L.. Oltre alle misure cautelari personali, è in atto il sequestro di beni per ca. 28 milioni di euro costituenti il valore complessivo del profitto dei reati dolosi di bancarotta e tributari, sia direttamente sulla liquidità delle società beneficiane dei flussi finanziari, che, per i reati tributari e di autoriciclaggio, anche per valori equivalenti, sul patrimonio personale degli indagati. E’ in corso anche il sequestro della liquidità della società “AGLI ANTICHI SPLENDORI S.R.L.”, risultata responsabile amministrativamente (ex d. Igs. 2312/2001), in qualità di impresa beneficiarla della condotta di autoriciclaggio commessa a suo vantaggio, avuto riguardo ai proventi dell’appropriazione indebita della somma di denaro nella disponibilità del “CONSORZIO GENERALE RICOSTRUZIONE”, pari all’importo di 278.000,00 euro.
Tra i beni sequestrati vi sono anche le quote societarie della società la “PIAZZA BEGLI SVAGHI S.R.L.,” la quale è risultata essere il “forziere” del “Gruppo Barletta” ed essere nella disponibilità, di fatto, del suo dominus BARLETTA Giuseppe, sebbene sia formalmente controllata da 2 trust con sede in Nuova Zelanda. Società, questa, che detiene numerosi immobili siti nel Parco commerciale “CAMPANIA”, molti dei quali concessi in locazione a note multinazionali. Gli esiti di questa attività costituiscono una chiara testimonianza del costante presidio esercitato da questa Procura, in stretta sinergia con il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, per l’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati attraverso l’evasione fiscale e la commissione di altri gravi reati economico-finanziari.