Farà tappa anche a Napoli l’intenso monologo “Omu Cani” di e con Davide Dolores, negli spazi del Teatro La giostra
Il racconto di un personaggio unico e misterioso di Mazara del Vallo, in un testo che intreccia dialoghi e considerazioni sull’identità e sullo statuto dello straniero
A Mazara del Vallo, nel trapanese, uno strano personaggio all’inizio degli anni Quaranta suscita molto scalpore. È un barbone, sembra si chiami Tommaso Lipari, ha scontato alcuni anni di galera nel carcere di Favignana dopo aver abbandonato la famiglia a Moncalieri, giunto dalla natia Tunisi.
La vicenda di quest’uomo misterioso è il cuore dell’intenso monologo Omu Cani, scritto, diretto e interpretato da Davide Dolores, che arriverà a Napoli dopo la tournèe italiana, venerdì 11 gennaio 2019 alle ore 20.30 (in replica fino a domenica 13) negli spazi del Teatro La giostra, presentato da Dedalofurioso.
Solitario, schivo, randagio l’uomo accetta quanto offertogli per carità solo se buttato a terra, e da terra raccoglie anche il cibo, come un cane. Tale comportamento gli vale l’appellativo di “Omu Cani”, che man mano perde la connotazione dispregiativa per la ritrosia e l’umiltà che manifesta quando gli si rivolge la parola.
La curiosità serpeggia, chi ha paura via via si rinfranca, si accorge che il vagabondo ha maniere educate, parla un italiano perfetto e ha una grande abilità matematica al punto che i ragazzi gli chiedono spiegazioni e aiuto per i loro compiti.
Un dubbio si insinua tra i mazaresi: l’aspetto smilzo, i capelli neri, la carnagione scura, che lo facevano somigliare a un saraceno, la cicatrice, l’abilità matematica inducevano ad associarlo ad Ettore Majorana, il geniale fisico che aveva contribuito alla nascita della fisica moderna, sparito nel 1938. Nel 1973, quando Tommaso muore, al funerale solenne, voluto dal Comune partecipano migliaia di cittadini. Leonardo Sciascia si appassiona alla vicenda e studia il carteggio di Tommaso Lipari (o Ettore Majorana?), ma il giudice Paolo Borsellino esclude tale ipotesi analizzando le firme sul registro del carcere.
Davide Dolores scrive intorno alla vicenda un monologo che disegna tutte le sfaccettature dell’animo umano, e attraversa le varie tipologie e caratterizzazioni dei paesani, che si sorprendono, s’interrogano, si immedesimano, si commuovono, trascolorando dalla paura all’inquietudine e alla pietas per un essere che prospetta una diversa visione della vita.
Il testo sottolinea la chiave di lettura della dualità tra rifiuto e fascinazione, emarginazione e integrazione, disprezzo e rispetto, ostilità e compassione, esaltando il relativismo del punto di vista secondo il quale si può essere un clochard dignitoso o un genio che si mimetizza in un contesto dove tutti siamo stranieri.
Raccogliendo i discorsi del padre che ha conosciuto il senzatetto, il mazarese Dolores ha approfondito le sue conoscenze sul fisico Ettore Majorana, e ne fornisce una rilettura drammaturgica che coniuga le due vicende umane, dalle molteplici e affascinanti analogie.
Omu Cani è una storia vera, che, ancora oggi, a distanza di molti anni, suscita grandissima curiosità e lascia aperti numerosi spiragli.