CASAGIOVE (Caserta) – Nel nostro territorio non tutte le storie hanno un lieto fine; se questo è un dato di fatto per molti episodi, di vario genere, che si ripresentano sulla nostra provincia, possiamo dire di aver assistito ieri ad una storia che va decisamente contro questa triste verità.
Sui monti tifatini, una volpe è rimasta imprigionata in una trappola per cinghiali, lasciata sul posto da qualche bracconiere della zona. Il laccio, adoperato per catturare gli animali, è una pratica barbara che continua ad essere utilizzata dai cacciatori di frodo. La volpe, sotto choc e con difficoltà respiratorie, è stata ritrovata dai volontari dell’associazione “Gisa Nautilus”, guidati dal Presidente Elpidio Martucci, che si sono messi subito in contatto con il servizio veterinario dell’Asl di Caserta.
La volpe, prelevata dal servizio veterinario dell’Asl di Caserta, è stata condotta al CRAS di Napoli per liberarla dal laccio e prestare le necessarie cure. Dopo il soccorso, l’animale, verificato il buono stato di salute, è stato ricondotto sul luogo di provenienza, riacquistando la sua libertà.
Una storia a lieto fine che però accende i riflettori su alcune pratiche barbare che ancora sussistono e sopravvivono nel nostro territorio. E’ triste pensare agli occhi di questi animali che, impauriti, vivono esperienze tragiche trovando, molto spesso, la morte. Speriamo vivamente, grazie anche all’aiuto dei cittadini sani e coscienziosi, che su questi episodi sia una volta e per sempre scritta la parola FINE.