Il Comune di Casagiove descritto in una Relazione di fine Ottocento, del Regio Commissario “cavalier” Vincenzo Carullo

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Introduzione

La gestione commissariale che, alla fine del XIX secolo, coinvolse il Comune di Casagiove, fu probabilmente dovuta a questioni interne e “sotto e fuggi” che avevano coinvolto i membri del Consiglio Comunale dell’epoca. Il governo commissariale venne dato nelle mani del “cavalier” Vincenzo Carullo evidentemente, per le sue competenze in campo amministrativo. Vincenzo Carullo, già segretario comunale di Caiazzo, nella stessa località dell’alto casertano, fu tra i fondatori della Banca Mutua Popolare di Caiazzo, istituita con atto pubblico del 18 febbraio 1878, rogato a Caiazzo dal notaio Michelangelo de Pertis. Il Carullo si trovò ad amministrare, seppur per breve tempo, il Comune di Casagiove, negli ultimi momenti della sua vita, dato che morì nella sua città natale, Caiazzo, il 30 giugno 1897, appena un mese dopo dall’insediamento del nuovo Consiglio comunale di Casagiove, da lui stesso attuato.

 

 

I. Alcune mansioni comunali

Nel 1897, il “Regio Commissario Straordinario”, Vincenzo “cavalier” Carullo, descriveva l’andamento delle mansioni comunali, a seguito dello scioglimento dell’Amministrazione. Il Carullo “Incaricato dalla fiducia del Re di sostituire temporaneamente la precedente Amministrazione dimessasi spontaneamente nella sua totalità”, venne nominato Commissario Regio, il 23 aprile 1897, “per il governo della cosa locale”. Nel corso della sua “fugace permanenza”, il Commissario rese dunque noto “lo stato dei diversi servizi municipali”, descrivendone per filo e per segno le “impressioni avutene”. In primis veniva descritto in maniera abbastanza esaustiva l’ “Ufficio Comunale”: “Colui che visita(va) per la prima volta questo edificio, non può che rimanerne favorevolmente impressionato.”. Il buono stato conservativo di quest’ultimo, infatti, era dovuto soprattutto alla “lodevole eleganza corrispondente allo stato economico dell’Amministrazione e del paese”, tanto da far “restare ciascuno grandemente compiaciuto”. All’epoca, la documentazione archivistica riguardante il Comune, “i cui Atti incominciano col secolo che volge, dall’inizio a tutto il 1872, è(rano) conservati  in un ordine esemplare.”. Non appena il cavalier Carullo assunse la “straordinaria gestione” del Comune, Tra il “Personale di Segreteria” figuravano soltanto il Vicesegretario Gennaro Scialla e l’applicato Francesco Casertano, “essendo di recente deceduto il Segretario Grammacione Carlo”. Pertanto per la mancanza del Segretario comunale, il commissario si decise “a provvedere alla nomina del titolare della Segreteria”. Ma prima di passare alla nomina e ad “impegnare l’amministrazione”, il cavalier Carullo volle “previamente provvedere” nel totale interesse di tale nomina, “adottando la pianta organica della Segreteria Municipale”. Fu così che con atto “del dì 4 maggio corrente” (1897), il commissario la deliberò, “circondandola delle norme necessarie”, precisando tra le altre cose “i doveri dei funzionari amministrativi” lasciando a completarla alla nuova amministrazione che di lì a poco si sarebbe formata, evidenziando specialmente “di provvedere circa la questione del diritto a pensione degli stessi”.

II. Il “fondo” cassa comunale

Un argomento tutt’altro che non importante era quello riguardante le risorse economiche di cui la cassa comunale disponeva. Il Carullo, stranamente, non ebbe alcun motivo di cui lamentarsi per quanto riguardava il denaro di cui il Comune disponeva, tanto da far emergere “non solo la correttezza amministrativa delle diverse amministrazioni succedutesi al governo” del paese “ma l’accorgimento altresì e l’oculatezza non mai smentita in tutti gli atti” che il commissario Carullo aveva avuto modo di vagliare e allo stesso tempo apprezzare, il tutto ovviamente “durante le fugaci indagini” che lo stesso ebbe modo di praticare. L’ambito prettamente economico diede impulso al commissario regio di esprimere apertamente una lodevole considerazione nei riguardi dell’Ente comunale, poiché un Comune come quello di Casagiove che in quel periodo non aveva “un millesimo di passività” e che contemporaneamente aveva provveduto a soddisfare tutti i pubblici servizi, migliorando “grandemente la condizione generale del paese, lastricandone le strade, dotando l’abitato di un’importante Via di circonvallazione e rendendosi proprietario del vasto locale ove sono gli uffici e le scuole tutte”, rappresentava un’eccezione lodevole. La favorevole impressione suscitata dal commissario nello stilare la sua Relazione, venne effettivamente constata dallo stato della Cassa comunale lasciato dalla “disciolta amministrazione”. La Tesoreria comunale aveva infatti verificato quanto effettivamente era depositato nella Cassa del comune, rinvenendo di conseguenza il “non disprezzevole fondo disponibile” uguale a 24045, 08 Lire, delle quali 20000 Lire depositate in “Conto Corrente presso il Banco Napoli” e 4045, 08 Lire in contanti presso il Contabile comunale.

III. Una tassa a vantaggio del Comune e la contabilità municipale

L’economia comunale si reggeva soprattutto grazie ad un tassa chiamata “Dazio consumo”. Il “Dazio” in questione venne, nel 1864, varato come legge dal Regno d’Italia, contribuendo in questo modo ad un certo disavanzo pubblico. C’era anche da dire che questa tassa garantiva “la base e l’essenza dell’azienda civica”, proprio perché “fondata sui proventi daziari”. Questi proventi infatti risultavano essere “l’unica risorsa del sistema economico – finanziario del Comune”.

IV. Un Corpo di Polizia municipale non del tutto ligio al dovere

 Il compito delle guardie municipali non era certamente solo quello di far valere la legge, ma anche quello di controllare determinate condizioni economiche, il tutto sotto il semplice appellativo di Polizia amministrativa. Il problema, in tal caso, non sorgeva affatto in quanto “Le condizioni topografiche ed edilizie del paese, l’indole degli abitanti, la moralità dei pubblici esercenti”, rendevano agevole il compito delle guardie comunali. Secondo il commissario Carullo però, il numero degli agenti municipali era “apparso eccessivo”. Risultava infatti la presenza di 6 guardie municipali, “altrettante guardie campestri”, 13 guardie daziarie, “e la presenza di un presidio di stanza nel Comune”. Ad ogni modo si optò “di ridurre da sei a quattro le guardie municipali”, fissandone tuttavia il salario “a lire 40 mensili”, cancellandone di conseguenza “le gratificazioni e le sopramercedi, in uso pel passato”. Alcuni agenti poi, risultavano essere scomodi a causa della mancanza di dovere dal canto loro. Il Commissario si riferiva, in particolare, al servizio di Polizia rurale, il quale, aveva “avuto a deplorare l’anormale andamento” della sicurezza nelle zone di campagna. Capitava infatti che, le guardie rurali di tutto si occupavano “meno della custodia dei fondi”, tanto che, quando capitava, i danni a svantaggio dei coloni non erano prevenuti, né tanto meno repressi e spesso, gli agenti erano “in accordo coi contravventori”.

V. L’igiene pubblica

Secondo il commissario Carullo, l’igiene locale “è(ra) soddisfacente sotto tutti gli aspetti”, occorreva tuttavia eliminare “qualche inconveniente”. Secondo il numero della popolazione del Comune, il macello non sarebbe stato obbligatorio, ma poiché esisteva da tempo, abolirlo sarebbe stato “un regresso”, specialmente se si teneva conto del fatto che, all’epoca il consumo di carne era “in progressivo aumento”. Bisognava ad ogni modo, migliorare il macello comunale “essendo insufficiente e non corrispondente alle esigenze del servizio”. L’idea era quella di creare almeno un altro ambiente, “principalmente per rendervi obbligatoria la mattazione dei suini”, dato che, era un’indecenza tollerare ulteriormente che i suini si ammazzassero ancora all’interno delle case private. Risultava poi, allo stesso modo necessario, l’ampliamento del cimitero comunale, abbandonando, per ridurre i costi, “la grandiosità e limitarsi al puramente necessario, valendosi del suolo comunale adiacente”. Nella totalità, secondo il Commissario, i servizi della “elegante necropoli” erano “lodevolmente disimpegnati” ed era evidente “lo stato degli importanti monumenti di cui largamente è(ra) abbellita”. La manutenzione, specialmente delle aiuole, e quindi il servizio di giardinaggio “è(ra) tenuto con eleganza superlativa, e con limitata spesa”, tanto che, nel visitarlo se ne riportava “la più lieta impressione”. Fino al 1897, il custode del cimitero era stato un certo Carlo Melone, ma, essendosi poi dimesso dall’incarico, si procedette con atto del 7 aprile 1897, alla nomina del sostituto, Pasquale Ianniello.

VI. L’istruzione pubblica

Presenti nel territorio comunale, erano le scuole elementari, “dirette da egregi Insegnanti” e funzionanti “piuttosto bene”. L’obbligo scolastico però, “non è(ra) completamente attuato”, dato che sopra una popolazione di 671 fanciulli tenuti a frequentare le scuole, nelle otto classi erano presenti soltanto 327 alunni iscritti, “compresi i non obbligati”, tenendo conto pure delle “numerose assenze, non giustificate né represse”. Per risolvere il problema legato alle “assenze”, il Commissario aveva pensato di “stimolare una maggior frequenza”, istituendo premi per i più diligenti e “deputando un volenteroso amministratore come Direttore di tutte le scuole”. Nel periodo in cui Vincenzo Carullo gestì il Comune, il maestro Michele Centore, aveva già presentate le sue dimissioni, probabilmente per limiti di età, nominando di conseguenza un nuovo maestro nella persona di Angelantonio Barbato. Oltre alle scuole municipali, nel territorio comunale era presente pure una scuola “a pagamento” annessa al Convitto educativo dell’Immacolata Concezione, ove all’epoca, erano iscritte 25 alunne, alle quali si impartiva “l’insegnamento dei corsi elementari e dei lavori donneschi”. Il commissario Carullo ebbe l’opportunità di visitare il Pio Luogo, rimanendone “ammirato per l’ordine che vi regna(va)” e per gli insegnamenti che li si impartivano. L’istituto educativo casagiovese, fu uno dei primi ad essere stato istituito nella Provincia di Terra di Lavoro, poiché la sua fondazione risaliva al 19 giugno 1852 e, successivamente civilmente riconosciuto con Regio Decreto del 27 giugno 1870. L’opinione del Commissario suggeriva poi di “aggiungervi un asilo infatile”, istituzione questa che, di sicuro sarebbe apparsa “utile per la civile e laboriosa popolazione di Casagiove”.

VII. Le conclusioni

Nella sua Relazione, il Commissario Vincenzo Carullo avrebbe voluto trattare “altri affari” ma, “La brevità del termine” impostogli, non gli permise di occuparsi di altri affari comunali. Felicitandosi del suo operato “ispirato unicamente al sentimento del retto dovere” e rivolgendosi ai nuovi eletti “del libero suffragio popolare”, il Carullo, in nome del Re e della Legge, il 30 maggio 1897, insediò ufficialmente il nuovo Consiglio Comunale.

 

Bibliografia e fonti

 

–  Archivio storico del Museo Provinciale Campano di Capua, Comune di Casagiove: Relazione del Regio Commissario Straordinario Cav. Vincenzo Carullo, Caserta 1897.

 

  • Carmine Cimmino, Democrazia e socialismo in Terra di Lavoro nell’età liberale (1861-1915), Athena Mediterranea Editrice – Napoli 1974.

 

  • Diamante Marotta, Relazione del Sotto Prefetto di Piedimonte d’Alife sul funzionamento dei pubblici servizi del Comune di Caiazzo (Documento inedito del 1896), Associazione Storica del Caiatino 1997.

 

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