Chiedono un incontro ad horas con monsignor D’Alise e si dichiarano pronti a lasciare la storica sede della Chiesetta di Sant’Elena se non si troveranno altre soluzioni. I volontari di Nero e non Solo!, associazione casertana attiva da 27 anni sul territorio, dopo aver ricevuto la missiva della Curia che ha imposto al sodalizio di abbandonare lo storico plesso di via Ferrante entro e non oltre il 20 marzo, stamattina hanno inviato una lettera aperta al Vescovo di Caserta. Lettera sottoscritta in primis dal presidente Nello Zerillo con cui l’associazione, innanzitutto, ringrazia la Curia perché “nella chiesetta di Sant’Elena siamo stati liberi e protetti e questo ci ha consentito di sperimentare giorno dopo giorno la cultura dell’accoglienza e della condivisione, di realizzare una pratica di solidarietà e aiuto concreto”. In questi 27 anni di volontariato, sono state almeno 20mila le persone, italiane e immigrate, che si sono rivolte all’associazione Nero e Non solo!. “Qui abbiamo accolto tutti – si legge ancora nella missiva sottoscritta da Zerillo – a prescindere dal censo, dall’essere pover o ricchi, italiani o stranieri, cristiani o musulmani. Sapevamo che la lettera di rescissione del comodato sarebbe arrivata e siamo coscienti delle conseguenze che questa avrà sulla nostra esperienza. Che continuerà in ogni caso, forse in una nuova sede, perché dopo 27 anni sono cambiate molte cose, ma noi no”. La rescissione del contratto di comodato d’uso sarebbe necessaria in quanto sono inderogabili interventi di ristrutturazione dell’antico plesso. Sin dal 1997 i volontari hanno allertato la Curia della necessità di lavori di ristrutturazione. A distanza di vent’anni, finalmente si interviene, sfrattando però i volontari. “Il nostro auspicio -. Continua Zerillo – è che una volta che Nero e non Solo! andrà via da Sant’Elena, questa non venga abbandonata, come lo era prima del nostro ingresso nel dicembre del 1991”. Quando l’allora Vescovo di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro conferì qui locali all’associazione casertana, la Sant’Elea era in uno stato di abbandono totale, invasa dal fango e divorata dall’umidità. Nel 1999 la Chiesetta fu distrutta da un incendio doloso. Era il 15 marzo del 1999: dopo quattro giorni fu sottoscritto il primo contratto di comodato, anche come atto simbolico di una doverosa resistenza e opposizione a un vile atto vandalico -. “Anche grazie al nostro impegno quotidiano – aggiunge Zerrillo – Sant’Elena non è un rudere ma un luogo accogliente. Caserta vive immense contraddizioni e una città dove non esistono beni comuni o spazi di socialità aperti a tutti. Non era così nella Chisetta di Sant’Elena. Ma ci rimettiamo alla volontà della Curia: e speriamo in un incontro che sia utile anche per la ricerca di nuovi locali dove continuare ad aiutare i più bisognosi senza discriminazioni, senza mai chiedere soldi a nessuno”, conclude Zerillo.