Oggi per la nostra rubrica “Storie” ci trasferiamo a Sant’Antimo in provincia di Napoli, precisamente in via Padre Antonino 10. Qui il 30 luglio 2018 scorso, a causa di una voragine che si è aperta nel terreno, ci sono stati crolli di parte di un edificio del centro storico. Questi sono i fatti nudi e crudi, ma all’interno di essi si trovano storie più private, più intime, ma non per questo meno importanti.
Una storia come quella dei coniugi Carolina Pica e Giuseppe di Micco, e i loro due figli, abitavano in un appartamento dell’edificio crollato. Un appartamento che, essendo oggetto di eredità, i due coniugi hanno prima riscattato e poi ristrutturato. Per fare queste operazioni, Carolina e Giuseppe, entrambi operai, hanno acceso un mutuo presso l’istituto bancario “CREDEM” nel 2006.
Con l’appartamento danneggiato e non più agibile, Carolina, trovatasi senza più nulla, né casa, né mobili, né vestiti, ha dovuto riparare a casa di parenti. Nel frattempo, in una situazione critica come questa, Carolina il 2 agosto ha chiesto alla banca di sospendere il mutuo per 12 mesi, il tempo cioè di trovare un nuovo equilibrio e decidere cosa fare dell’edificio. La risposta della banca è arrivata il 26 settembre, dopo che Carolina e Giuseppe, a prezzo di enormi sacrifici, avevano comunque pagato le rate di agosto e di settembre, nonostante le spese derivanti dall’affitto di una casa e dall’acquisto di nuovi arredi e vestiti. La risposta dell’istituto bancario ha dato parere negativo alla richiesta, in quanto il motivo addotto dal cliente rientra nella facoltà negoziale della banca, non è quindi un obbligo. La sospensione, motiva la banca, è obbligatoria solo in caso di perdita di lavoro del cliente.
Il comportamento della banca non si riesce proprio a capire: infatti c’è da aggiungere che non solo altri istituti di credito, in casi del genere, hanno sempre concesso la sospensione, ma addirittura lo stesso ufficio legale della “CREDEM”, aveva dato parere favorevole. Infatti, a partire dal 2009, in tutti i nuovi contratti per l’apertura di una mutuo, la sospensione viene concessa di diritto, al di là delle ragioni del richiedente. Oltre a ciò, dobbiamo aggiungere che per 14 anni, i coniugi, sono stati clienti precisi e puntuali; inoltre, quando a causa della crisi, Giuseppe perse il lavoro, i due andarono avanti stringendo la cinghia e rispettando le scadenze, senza ricorrere nemmeno alla sospensione.
Carolina e Giuseppe non si sono persi d’animo, malgrado la situazione difficile. Stanno portando avanti la propria lotta per far rispettare i propri diritti: infatti è già stato presentato ricorso all’arbitrato bancario e finanziario di Napoli, anche se i tempi di attesa della decisione sono molto lunghi. La famiglia sta facendo di tutto per andare avanti, sostenuta moltissimo dalla popolazione locale.
La storia che via abbiamo presentato oggi non è un’epica avventura; non si tratta di grandi gesta e di grandi episodi degni, siamo sicuri, di un vero e proprio scoop. E’ una storia come tante altre che viviamo giorno per giorno, che mette a confronto la voglia di andare avanti contro il caso, la difesa dei propri diritti contro la prepotenza giuridica e cavillare di un contratto non chiaro, l’interesse bancario contro la solidarietà di un contesto civile. La storia di Carolina e Giuseppe è proprio questo, la realtà umana della nostra esistenza. Noi di Vivicampania, oltre che ad assicurare la nostra vicinanza professionale alla famiglia, non possiamo che dargli tutto il nostro caloroso sostegno.