Stamattina apprendiamo l’esito dell’interrogazione formulata ieri durante il consiglio comunale tenutosi a Marcianise, avente ad oggetto, tra l’altro, la richiesta di revoca dell’ordinanza sindacale n. 34/18, con cui il Sindaco vieta la somministrazione di cibo ai randagi sul territorio comunale. Il Sindaco Velardi, fermo sulle sue posizioni, ritiene di non dover revocare l’ordinanza ed ha riferito al Consiglio che si tratterebbe di ordinanza urgente, necessaria e provvisoria, limitata ai soli siti dell’Ospedale di Marcianise e del Centro Commerciale Campania e resa necessaria dalle innumerevoli denunce di aggressione che avrebbero come protagonisti i cani stanziali in quelle zone. Sorvolando sulle offese gratuite all’indirizzo dei volontari animalisti, definiti dal Sindaco come “invasati”, restiamo perplessi su due aspetti, uno più squisitamente giuridico, l’altro prettamente etologico, e, dunque, ci chiediamo: forse l’ordinanza pubblicata non è quella che, in realtà, il Sindaco ha scritto ed emanato? Ci sembra, infatti, che il tenore letterale dell’ordinanza non sia quello di un’ordinanza contingibile ed urgente, né che il divieto sia limitato ad alcuni siti della città, ma, invece, si faccia riferimento all’intero territorio comunale, né venga posto un termine di efficacia al provvedimento amministrativo. Sul profilo prettamente etologico, ci chiediamo: a tutela della pubblica incolumità, il Sindaco ha ritenuto più opportuno affamare cani già definiti “aggressivi”, così da aumentare il loro indice di competitività intra specifica ed extra specifica? O, forse, il Sindaco crede che, affamandoli, i cani perdano le forze e smettano di aggredire le persone? Sulla posizione granitica del Sindaco Velardi abbiamo più di un interrogativo da porre, ma, siccome siamo invasati, seguiremo percorsi istituzionali e giuridici, per ottenere delle risposte su un provvedimento che, oggi più che mai, ci sembra del tutto illegittimo.
avv. Alessandra Pratticò
Pres. p.t. Ass.ne Nati Liberi
E nel frattemio? I cani muoiono di fame?Dite al ciccione che l’invasati è lui.