Sanità, Aisa. “I cittadini campani hanno il diritto di ricevere assistenza senza pagare le prestazioni”

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Da circa 10 anni, dopo la pausa estiva, i cittadini campani sono costretti a confrontarsi, more solito, con l’esaurimento precoce – dovuto aduna patologica sottostima – dei tetti di spesa assegnati dal Commissario di Governo (ora il Governatore, Vincenzo De Luca) alle varie discipline della specialistica ambulatoriale (analisi di laboratorio, indagini radiologiche, trattamenti di radioterapia, dialisi, etc).

Giova rilevare che, essendo la Campania commissariata da ben nove anni, ogni provvedimento deve essere sottoposto al vaglio ministeriale.

I provvedimenti, però, si misurano con i risultati che producono.

Ebbene, quelli adottati negli ultimi anni in Campania non hanno affatto brillato in quanto a risultati positivi.

Ciononostante, la Campania ha comunque ricevuto dallo Stato fiumi di denaro.

Per il solo anno 2018, la Regione Campania riceverà, infatti, circa 10,4 miliardi di euro, somma equivalente all’incirca al 10 per cento dell’intero Fondo Sanitario Nazionale.

La specialistica ambulatoriale privata accreditata assorbe meno del 4% di tali risorse, garantendo, al contempo, circa il 67% delle prestazioni complessive annuali.

Ebbene, rapportando la spesa del comparto della specialistica privata accreditata alla popolazione campana, emerge che, per ogni suo cittadino, la Regione Campania spende annualmente circa 67 euro.

Se si considera che per ogni immigrato – senza con ciò entrare nel merito di una vicenda assai complessa – lo Stato spende 35 euro al giorno, appare sin troppo evidente quanto sia illogico additare alle strutture private accreditate la responsabilità di inefficienze e sprechi che, invece, si annidano indiscutibilmente altrove.

I cittadini campani hanno il sacrosanto diritto di ricevere assistenza senza pagare di tasca propria le prestazioni né, tantomeno, dover migrare in altre regioni per vedersi riconosciuto il diritto alla salute.

I proclami hanno le gambe corte, così come le misure volte ad eludere, con atti di discutibile valenza giuridica, l’applicazione di precise ed incontrovertibili norme di legge.

Urge, dunque, una sana programmazione sanitaria basata su una seria ed accurata analisi dei fabbisogni assistenziali.

I tagli lineari, pur rientrando nel legittimo esercizio della funzione di coordinamento della spesa pubblica, sonoin frontale contrasto con il principio di transitorietà.

Non costituisce affatto sana gestione della cosa pubblica consentire la erogazione di prestazioni per conto e con oneri a carico del Servizio Sanitario Regionale in assenza di un atto di programmazione, sul presupposto, peraltro, di un principio di ultrattivitàdemolito, in corso d’anno, da comunicati stampa di eminente valore propagandistico.

Prof. Antonio Salvatore Presidente Associazione Italiana Specialistica Ambulatoriale

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