Viaggio nella memoria: La festa di san Vincenzo dé Paoli a Casagiove nel 1860
Contrariamente a quanto detto fino ad oggi, il culto a Casagiove verso il glorioso san Vincenzo dé Paoli, allo stato attuale, è testimoniato a partire dall’ anno 1804. Tale testimonianza temporale è documentata attraverso un “Libretto” di aggregazione “de’ Fratelli, e Sorelle ascritte alla Venerabile Congregazione sotto il titolo delli gloriosi S. Michele Arcangelo e S. Vincenzo di Paola in Casanova della Fedelissima città di Capua” (conservato presso la Biblioteca del museo provinciale campano di Capua). In questo modo, l’anno 1804, darebbe maggiore validità al presunto periodo in cui la statua venerata in Casagiove, sarebbe stata abilmente scolpita in una bottega scultorea napoletana (l’unica attribuzione fin ora fatta è quella allo scultore partenopeo Francesco Verzella, XIX secolo). Sempre nel XIX secolo, san Vincenzo veniva festeggiato in maniera del tutto “particolare”: con una corsa di cavalli (ASCE, Intendenza Borbonica, Alta Polizia, pacco 33, fascicolo 2445). Il mese di luglio dell’anno 1860 era ormai alle porte, e i preparativi per la festa “esterna” in onore di san Vincenzo dé Paoli, fervevano. Alla stessa maniera della festa di san Michele Arcangelo, il signor Raffaele di Stasio, Priore della Congrega di San Michele Arcangelo, rivolgendosi all’ Autorità competente, chiese il permesso per poter far eseguire una corsa di cavalli durante la festa del Santo francese. Una prima “supplica” venne indirizzata all’ Intendente di Terra di Lavoro, in cui lo stesso Priore della Congrega “l’espone(va) come il giorno ventidue dell’entrante mese di luglio si celebra(va) la festa del glorioso S. Vincenzo di Paola, e siccome in ogni anno è stato solito di farsi la processione alla mattina la corsa delle giumente al giorno e giuoco della così detta cappella, e fuoco artificiale alla sera, così il supplicante porge(va) all’ E. V. ad accordargli il permesso, anche per quest’anno e l’avrà”. Certamente, anche all’ epoca non mancavano le numerose “scartoffie” burocratiche, tanto che il 28 giugno 1860 un’ulteriore nota avente per oggetto “Corsa dei cavalli in Casanova”, venne inviata questa volta alla “Polizia Generale” dall’ Intendente di Terra di Lavoro, informando che: “Non avendo ciò osservazioni a farsi in contrario, prego V. E. la sua superiore autorizzazione potendosi preservare che tale corsa abbia luogo in campagna anziché nell’ abitato ove potrebbe dar luogo ad inconvenienti”. L’autorizzazione per l’esecuzione della manifestazione ludica, giunse da Napoli il 3 luglio 1860, attraverso una lettera inviata dal “Ministero e Real Segreteria di Stato dell’Interno – Ramo Polizia”, allo stesso Intendente della Provincia di Terra di Lavoro, dove “di riscontro al di lei rapporto del 30 decorso mese, n. 3834”, il Ministero autorizzava “a permettere che in Casanova possa eseguirsi la corsa dei cavalli, in occasione della festività che ivi si celebrerà nel dì 22 corrente mese”, contemporaneamente dovendo mantenere “le una lunghe disposizioni pel mantenimento dell’ordine pubblico”. Infine, il 10 luglio 1860, l’Intendente informò l’“Ispettore di Polizia in S. Maria”, spiegando tutta la faccenda relativa ai festeggiamenti del dì 22 luglio “con processione la mattina , corsa dei cavalli, giuoco della cosiddetta cappella, e lo sparo del fuoco artificiale”. Quindi, l’Ispettore di Polizia “in seguito di autorizzazione del Ministero di Polizia” dovette “secondare la dimanda quante volte via stata l’annessa dell’Ordinario Diocesano, dovendo però la corsa aver luogo in campagna, anziché nell’abitato, ove potrebbesi verificare degl’inconvenienti”, e l’Intendente raccomandò lo stesso Ispettore di Polizia affinché avesse dato “in pari tempo le analoghe disposizioni pel mantenimento dell’ordine pubblico”.
La foto in evidenza è puramente a scopo divulgativo, non essendo riusciti a reperire alcuna foto risalente all’anno 1860.